L'ANGELO SMEMORATO
di Gloria di Simone

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(parte I)
C'era una volta un
angioletto che svolazzava libero e felice nei cieli sconfinati, saltando da una
galassia all'altra, giocando con le stelle e nuotando tra le nuvole.
- "Affare fatto allora!" - Così si
incamminarono, uno affianco all'altro, verso il cuore della foresta.
Un giorno vide qualcosa
che attirò la sua attenzione. In tutta quella vastità oscura ma brillante notò
un minuscolo puntino, azzurro e luminoso. Era una cosa diversa da tutto ciò che
aveva visto fino ad allora e decise di avvicinarsi di più per scoprire cosa
fosse.
Così da vicino quel
puntino azzurro era ancora più interessante. Prima di tutto non era così
piccolo come sembrava anzi, era una grossa sfera e non era solo azzurra, aveva
altri colori, macchie marroni, verdi e gialle ed anche grandi distese di
bianco.
«Proprio una bella
creazione!» pensò «Chissà chi l'avrà creata!» e scese ancora un po' per vederla
meglio da vicino e per toccarla ma, ad un certo punto, trovò una resistenza,
come se non potesse avvicinarsi di più.
- "Che strano, cos'è
questa invisibile barriera che mi blocca? Sembra una cosa densa ed un po'
gelatinosa, diversa dalle cose che conosco. Proverò a chiedere ai miei amici più
grandi."
Andò dalla nebulosa Rosa,
un bellissimo ammasso di gas multicolori con una prevalenza di rosa e fucsia.
Gli piaceva tanto perché si sentiva cullato e si illuminava tutto di un colore
rosa brillante come un bellissimo fuoco d'artificio.
La nebulosa Rosa lo
accolse con gioia distribuendo i suoi fumi colorati per formare un sorriso e
disse:
- "Ciao angioletto,
come mai da queste parti? Ti sei già stufato di giocare con le stelle
dell'Orsa?"
- "No, non è
questo!" - rispose l'angioletto - "Il fatto è che ho visto una bella
sfera azzurra nel cielo blu, proprio là sotto, e mi sono avvicinato per vederla
meglio ma… qualcosa mi ha fermato e non ci sono riuscito. Per caso sai dirmi il
perché?"
- "Non ne ho proprio
idea, mi dispiace." - rispose Rosa - "Nessuno mi ha mai raccontato
una cosa simile, proprio non saprei. Io mi espando e mi dilato come voglio ma
non mi sposto tanto, come fai tu. Potresti andare da Orione a chiedere se lui
lo sa."
- "Va bene, da
Orione." - sospirò - "Andrò da lui ma è sempre in giro! Dovrò
scoprire dove si trova adesso."
- "Che il cielo ti
guidi allora!" - disse la nebulosa - "Poi fammi sapere la risposta,
così la prossima volta saprò rispondere!"
- "Ciao bella!"
- l'angioletto la salutò e svolazzò via da lei, perdendo così il suo bel colore
rosa.
Dopo aver girato un po'
per l'universo chiedendo qua e là a varie stelle sparse, finalmente arrivò da
Orione. Orione era un gruppetto di grandi saggi formato da otto stelle maggiori
più altre piccoline che insieme facevano un gran bel disegno nel cielo,
visibile da molto lontano. Appena arrivato si posizionò al centro, proprio in
mezzo alle tre stelle gemelle: Alnitak, Alnilam e Mintaka.
- Ehi, tu, che fai qui in
mezzo? Non vedi che scompigli tutta la nostra perfetta geometria? Che cosa
cerchi di fare?"
- Oooops, scusate, non
volevo scompigliarvi!" - disse l'angioletto illuminandosi di rosso -
"Avevo una domanda da porre al Gran Consiglio."
- "Avanti allora,
parla pure, ti ascoltiamo." - disse il saggio Rigel.
L'angioletto cominciò:
"Stavo giocando con la piccola Orsa quando ho notato una bella e luminosa
sfera azzurra. Allora mi sono avvicinato ma non sono riuscito ad andare oltre
un certo punto perché qualcosa mi ha frenato. Voi sapete cos'era e perché mi ha
fermato?"
- "Beh, che dire, noi
sappiamo che agli angioletti non è permesso fare alcune cose perché potrebbero
essere "pericolose". Forse questa è una di quelle ma non sappiamo
esattamente cosa sia, né perché sia tanto pericolosa. Dovresti chiedere a
qualcuno più informato di noi."
- "E chi?" -
chiese l'angioletto, ansioso di avere delle risposte al suo quesito sempre più
misterioso.
- "Potresti andare
dal Gran Sole Centrale, lui ha potere su molte cose e potrebbe sapere la
risposta che cerchi."
- "Va bene."
- risposte l'angioletto un po'
avvilito per dover ancora andare in giro - "Grazie mille, vi saluto
tutti."
- "Grazie a te per la
visita! - risposero i saggi." - "E vieni a trovarci più spesso, fa
sempre piacere vedere un giovincello come te che porta un po' di scompiglio tra
le gemelle! hehe!" - disse Rigel ridendo sotto i baffi che non aveva.
Così l'angioletto si
allontanò volando tra costellazioni e nebulose.
(parte II)
Vagando nello spazio ad un
tratto passò vicino ad una cometa dalla lunga coda e disse:
- "Ehilà, sei
bellissima, mi daresti un passaggio?"
- "Dove devi
andare?" - rispose la cometa.
- "Dovrei raggiungere
il Gran Sole Centrale, sai dov'è?"
- "Non esattamente,
ma so che se ti porto dal piccolo Sole Giallo, lui saprà sicuramente come
metterti in contatto col Gran Sole Centrale, signore di tutte le
galassie."
- "Okkei, che devo
fare?"
- "Attaccati alla mia
coda che ti porto in un baleno!"
E così fu. Si ritrovarono
al cospetto del rovente Sole Giallo che sputava plasma da tutti i pori ogni
volta che tossiva.
- "Ciao Ally!" -
disse il Sole alla cometa - "Come mai da queste parti? Non è il tuo solito
giro, o sbaglio?"
- "No, è vero, ho
fatto un'eccezione per dare un passaggio al mio amichetto qui, che deve
chiederti una cosa."
- "Avanti allora,
dimmi angioletto, in cosa posso esserti utile?"
«Questo Sole è davvero
gentile!» pensò, poi disse:
- "Ho una domanda
importante per il Gran Sole Centrale, tu sai come posso raggiungerlo?"
- "Certo che lo so!
Attraverso me, sono io la "porta"."
- "Davvero!"
- "Si, basta che ti
avvicini al mio centro e passerai direttamente al centro dell'Universo, dove si
trova il 'Capo'." - disse ammiccando.
- "Ok, allora
vado!" - gridò l'angioletto,
un po' titubante, alla cometa che stava già allontanandosi in tutta fretta.
- "Va bene-e-e-e-e-e!
Fammi sapere come va-a-a-a-a-a-a-a!"
Così si avvicinò al centro
del Sole Giallo, facendogli un po' di solletico e, come per magia, passando
attraverso un tunnel di luci e colori, si trovò dall'altra parte, in uno spazio
tutto nero dove non c'era proprio nulla.
Un po' perplesso si guardò
intorno, cercando di cogliere qualcosa ma tutto sembrava scomparso. Non c'era
proprio niente, né una luce, né un suono, né una nuvola, né del vento, nessun
colore né odori. Niente di niente!
«Mah!» pensò «Dove sono
finito? E dov'è il grande 'Capo', il Grande Sole Centrale?»
Mentre si stava chiedendo
tutte queste cose, improvvisamente si ricordò di sua madre e di quello che gli
disse un giorno, quando era piccolo ed era intento a giocare ed a creare un
sacco di forme e colori strani.
- "Piccolo mio,"
- gli disse - "sei proprio bravo a creare tutte queste forme, un giorno
diventerai un grande creatore, proprio come tuo padre. Ma dovrai stare attento
a non farti prendere la mano, rimanendo sempre vigile e presente a te stesso,
ricordando sempre Chi Sei.
Vedi, tuo padre creò un
universo pieno di belle cose, tanti mondi colorati con cui giocare, ma un
giorno, preso dal suo stesso gioco, si dimenticò come si faceva a tornare e da
allora non l'ho visto più."
L'angioletto si ricordò
che sua madre aveva fatto un'espressione un po' triste alla fine del suo
racconto, ma non riusciva a ricordare esattamente cosa fosse accaduto a suo
padre, in che modo si fosse perso, giocando! Non riusciva proprio a capirlo e
se ne stava lì, in quello spazio ancora vuoto e buio, non sapendo cosa fare.
Improvvisamente scorse una
lucina lontana. Allora le si avvicinò ma… lei scomparve, per riapparire da
un'altra parte. Cercò di raggiungerla ancora, ma sembrava che la piccola luce
stesse facendogli dei dispetti perché continuava a scomparire riapparendo in
posti sempre nuovi e cambiando anche colore.
Spazientito ed anche un
po' innervosito, si fermò con le braccia conserte, aspettando la prossima mossa
della misteriosa luce, ma sbirciando tutti i lati con la coda dell'occhio. D'un
tratto avvertì una piacevole sensazione di calore alla schiena, come una
carezza, e si voltò di scatto.
Con sua grande sorpresa
vide una meravigliosa bambina, molto luminosa e brillante, che gli sorrideva
dolcemente.
Rimase estasiato, era così
bella! Per qualche minuto non riuscì a dire nulla, poi si riprese e disse:
- "Ciao, chi sei?"
- "Non mi riconosci?
Sono Sirio, la stella con cui giocavi da piccolo."
Incredibile! Era proprio
lei, la sua migliore compagna di giochi di quando era piccolo. E fu pervaso da
una gioia immensa.
- "Che ci fai
qui?"
- "E tu, che ci
fai?"
- "Sono venuto a fare
una domanda al Gran Sole Centrale, ma qui non vedo nessuno. Sai dov'è?"
Sirio sorrise
sommessamente, chiudendo i suoi occhi, brillanti come due diamanti.
- "L'hai chiamato? -
chiese - "Gli hai fatto la domanda?"
- "Ma, NO,
ovviamente! Qui non c'è nessuno, a chi la dovevo fare?"
- "Come sei ingenuo!
Pensi che sia tutto così evidente e visibile? Prova ad avere un po' di fiducia
e fai la tua domanda."
- "Va bene, come vuoi
tu."
- "Gran Sole
Centrale, perché non posso scendere e nemmeno avvicinarmi di più a quella bella
e minuscola sfera azzurra vicino al Sole Giallo?"
SILENZIO. TUTTO TACEVA.
(parte III)
- "Vedi? - disse
all'amichetta - "Non succede niente!"
- "Ma quanto sei
impaziente! Non avere fretta, non ti fidi di me? Vedrai che tra un po' ti
arriverà la risposta. Abbi fede e resta in ascolto."
L'angioletto si zittì, un
po' dubbioso, ma decise di dare fiducia alla sua vecchia e saggia amica. Così
restò in ascolto, pazientemente.
Ad un tratto avvertì che qualcosa
stava cambiando. Una leggera vibrazione, come un fremito, lo scosse dalla testa
ai piedi e nella sua testa una voce parlò così:
- "Salve, Figlio
dell'Eterno! Hai posto una domanda interessante su un problema da tempo
dimenticato.
C'è stata un'era in cui
molti angeli si divertivano a creare cose bellissime, forme che cambiavano al
solo pensiero o al battito di un'ala e tutti erano contenti e si divertivano un
mondo. Poi qualcuno volle perfezionare questo gioco e creare qualcosa che
sembrasse più consistente per poterci andare dentro e sentire cosa si provasse.
La sorpresa fu grandissima
perché giocare dentro una propria creazione era una cosa davvero eccitante! Si
potevano provare sensazioni uniche, che chiamarono 'emozioni', perché muovevano
letteralmente tutta l'energia di un essere e lo facevano vibrare scuotendolo
dalla testa ai piedi. Gli angeli entravano ed uscivano dalle loro creazioni e
raccontavano a tutti le loro avventure ed esperienze e tutto l'Universo
partecipava a questi racconti con molta soddisfazione e curiosità.
Un giorno, però, qualcuno
decise di andare oltre, creare qualcosa di ancora più denso e complesso ed
immergersi in esso profondamente. Era diventata una specie di droga, una volta
provata non se ne poteva fare a meno e molti vollero tornarci sempre più spesso
ma, man mano che tornavano diventavano sempre più dipendenti fino a quando non
seppero più come uscire volontariamente dalla loro creazione per tornare tra
noi, la loro famiglia."
- "Accidenti!" -
commentò l'angioletto davvero stupito ed anche un po' spaventato - "E
allora? Come fecero?"
- "Fortunatamente
avevano creato anche un modo per uscirne, nel caso avessero perso la memoria. E
così, ad un certo punto dell'esperienza che stavano vivendo nella loro
creazione, avveniva un'interruzione che faceva finire il gioco e li faceva
tornare tra noi. Era difficile per noi capire quello che succedeva loro, perché
sembrava davvero incredibile che laggiù si dimenticassero Chi Erano e
che stavano vivendo la loro creazione, giocando col loro giocattolo."
- "E poi?"
- chiese l'angioletto, sempre più
incredulo ed affascinato, mentre Sirio gli teneva dolcemente la mano,
sorridendo.
- "Poi ci furono
molte riunioni e consigli in tutto l'Universo, nelle diverse galassie. Si
osservava quello che era accaduto, cercando di trovare una spiegazione.
Passarono eoni senza che qualcuno riuscisse a spiegarsi come poteva accadere
una cosa simile e quale rimedio si poteva trovare per continuare a creare,
giocando e godendo delle creazioni senza questi inconvenienti.
Gruppi di saggi, riuniti
nelle varie costellazioni, studiavano a fondo la questione ed ogni tanto
mandavano qualche inviato speciale a verificare sul posto se la soluzione, od
il rimedio escogitato, funzionava. Ci furono spedizioni da Cassiopea, dalle
Pleiadi, dal Cigno ed anche dall'Orsa, ma i risultati erano scarsi, quasi
nessuno riusciva a conservare la memoria. Ma ho detto "quasi", perché
qualcuno ci riuscì e diede speranza a tutti quanti.
Comunque, per rispondere
alla tua domanda specifica, ti dirò solo che, per evitare che qualche
angioletto capitando per caso da quelle parti si sentisse inconsapevolmente
attratto da quella creazione e finisse per caderci dentro perdendosi
definitivamente, abbiamo messo delle barriere in modo che solo con un atto
consapevole e volontario, conoscendo tutti i rischi, si potesse scendere su
quel bel pianeta azzurro, proprio quello che hai trovato tu, anche se era stato
creato apposta così piccolo e posto in quell'angolo sperduto del Cosmo, proprio
perché non fosse trovato. Ma si vede che il richiamo paterno è stato più
forte."
- "Paterno? Che vuoi
dire!" - fece l'angioletto, sorpreso.
- "Voglio dire che
quel piccolo pianeta azzurro è stato il giocattolo creato proprio da tuo padre
nella notte dei tempi e da cui non è più riuscito ad uscire, ripetendo il suo
gioco all'infinito."
L'angioletto parve
sconvolto da quella rivelazione, ma anche eccitato perché ora sapeva
esattamente cosa doveva e voleva fare: andare a recuperare suo padre per
riportarlo da sua madre e dai suoi vecchi amici.
(parte IV)
Espresse questo suo
desiderio ad alta voce e la sua amica Sirio fu contenta nel vedere l'ardore che
mostrava il suo caro amico d'infanzia. Quella era la cosa per cui l'aveva amato
profondamente, dal primo momento che l'aveva visto.
- "Allora vado."
- disse l'angioletto - "C'è qualcosa che devo sapere, hai qualche
consiglio da darmi?" - chiese al Gran Sole Centrale.
Sempre nella sua mente,
una voce rispose:
- "La cosa più
importante è che il tuo cuore rimanga limpido ed il tuo desiderio sia
purificato dall'Amore che è in te. Non dimenticare mai la tua 'natura' e non
lasciarti coinvolgere da tutte le cose belle ed eccitanti che troverai laggiù.
Puoi sentirle ed anche giocare con esse, ma non perdere mai di vista la tua
missione, il tuo desiderio più profondo, quello che hai espresso qui «far
tornare a tuo padre la memoria e la coscienza di sé, per riportarlo da noi e da
tua madre».
- "Va bene, lo farò."
- disse fermamente l'angioletto - "Andrò laggiù e riporterò indietro mio
padre."
- "Dovresti portare
qualcosa con te, qualcosa da usare in caso stessi per perdere la memoria anche
tu."
- "E cosa potrebbe
essere?"
- "Un oggetto, un
amuleto, un pensiero, qualsiasi cosa a cui tu sia legato da un sentimento
profondo ed indelebile, che ti tenga ancorato alla tua perfetta natura di
Amore."
- "Mmmmmm!" -
pensò l'angioletto - "Cosa potrebbe essere."
- "Verrò io!" -
esclamò Sirio -"Verrò io con te, sarò sempre al tuo fianco e ti basterà
alzare lo sguardo al cielo per vedermi e risentire l'Amore che ci lega e
ricordare la tua vera casa."
- "Si, certo, è
stupendo! Grazie amica mia, sei davvero un tesoro inestimabile, oltre che una
bellissima stella!" - disse sorridendo. Poi, rivolgendosi al 'Capo' chiese:
- "Allora, siamo
d'accordo? Posso portare Sirio con me in questo viaggio?"
- "Se questo è il suo
desiderio lo accogliamo volentieri e vi salutiamo con la nostra benedizione:
«Che il vostro viaggio sia
rapido, luminoso e di successo!»
- "Grazie, lo sarà!"
- risposero in coro i due vecchi amici.
Poi l'angioletto,
rivolgendosi alla sua cara amica stella, chiese:
- "Ora come facciamo
a raggiungere quel pianeta azzurro? Era così piccolo e sperduto e non so
proprio dove andare a cercarlo, adesso che sono qui, nel Nulla più buio che
abbia mai visto."
Sirio sorrise a quella
ingenuità e all'inesperienza del suo giovane amico e disse:
- "In genere come fai
quando crei le cose?"
- "Beh, le penso. No,
anzi, le vedo già come sono."
- "Bene, bene. Allora
rivedi quella sfera azzurra e senti la sensazione che hai avuto la prima volta
che l'hai vista," - e gli prese la mano."
Detto fatto! Appena
l'angioletto ricordò quello che aveva vissuto, si ritrovarono vicinissimi al
pianeta azzurro, proprio davanti a quella barriera gelatinosa e densa che
l'aveva fermato."
- "Ecco, ci siamo.
Andiamo?" - disse rivolgendosi a Sirio.
- "Mi dispiace amico
mio, a me non è permesso entrare nelle creazioni degli angeli, ma non ti
preoccupare, ti aspetterò qui fuori e sarò talmente luminosa e cambierò così
tanti colori che saprai esattamente dove trovarmi ogni volta che avrai bisogno
di me. Alzando gli occhi al cielo saprai sempre che sono qui con te e non ti
sentirai mai solo, né avrai paura di perderti. Fidati."
- "Va bene." -
disse l'angioletto, un po' triste in verità perché pensava che avrebbe
condiviso con la sua amica questa avventura così nuova ed importante per lui.
Sirio vide la sua
espressione triste ed aggiunse:
- "Su, dai, non
essere triste. Pensa che il tuo compito è talmente bello e così importante che
sarà di aiuto a tutti nell'Universo e poi, sei tu che l'hai scelto perché è il
più grande desiderio che il tuo cuore abbia mai avuto, non è così? Se riuscirai
in questa impresa avrai trovato la soluzione definitiva a questo problema della
perdita di memoria che va avanti da tempo immemorabile (hehe, che gioco di
parole!) e che ormai nessuno pensava più di risolvere.
Tu, amico mio, hai le
qualità giuste per questo compito: l'ardore, la passione, l'Amore incondizionato,
la purezza di cuore e l'innocenza; riuscirai sicuramente nell'impresa, ne sono
certa! Già lo vedo e sono fiera di te."
- "Grazie
Sirio!" - disse l'angioletto con le lacrime agli occhi, e le sorrise. Poi,
subito riprese il suo sguardo fiero ed i suoi occhi tornarono a brillare.
Salutò la sua amica con
gratitudine. Poi, con un forte abbraccio si scambiarono l'immenso Amore che
provavano l'uno per l'altra e lei lo baciò dolcemente sugli occhi, augurandogli
buon viaggio.
L'angioletto, allora, concentrandosi
sul suo cuore e sul suo desiderio più grande, si tuffò in quella gelatina densa
ed improvvisamente si sentì risucchiato verso il basso in un vortice senza
fine.
(parte V)
Sballottato come in un
frullatore gigante, l'angioletto cominciò a rivivere tutti i momenti e le
sensazioni più belle della sua vita: la felicità della prima volta che aveva
creato qualcosa più duratura di un battito d'ali; la gioia di quando giocava
con Sirio a nascondersi tra le costellazioni aspettando che lei scoprisse dove
fosse quella stella in più; la tenerezza di sua madre quando lo cullava tra le
nuvole e lo stupore che provava ascoltando i racconti e le storie delle
nebulose. Tutto scorse davanti ai suoi occhi in un attimo, poi, all'improvviso,
tutto scomparve e si sentì stringere in una morsa e buttare fuori in un luogo
molto rumoroso e con una luce accecante.
«Strano!» pensò «Come mai
la luce mi dà tanto fastidio? E poi, tutto questo frastuono disarmonico, da
dove verrà e cosa sarà mai?»
Sentiva anche una strana
sensazione, come se avesse una barriera tutta intorno a sé che gli impediva di
fondersi con tutto il resto.
«Mmmmh, sempre più strano,
questa cosa è proprio solida, altro che gelatina, quella era bella soffice!
Accidenti, ma dove sono capitato!»
Mentre stava riflettendo
su questo, sentì una bella e morbida sensazione d'Amore sul suo viso. Cercò di
vedere da chi venisse ma si accorse che non poteva vedere tutto, anche
sforzandosi poteva osservare solo una parte di tutto quello che gli stava
intorno. Mise a fuoco la zona da cui proveniva quella bella sensazione e scorse
un volto.
- "Chi sei?" -
disse - o almeno credeva di aver detto così. In realtà dalla sua bocca era
uscito solo un "Ueeeeeeeeeee!"
«Ue? Ue? Ma che cos'è?
Perché non riesco a dire quello che penso? Cos'è questa cosa che esce da questo
mio nuovo strumento. Che sia difettoso? Dovrò ripararlo al più presto; se
riuscirò a capire come funziona! Ma intanto, come faccio a comunicare? Sembra
che questi esseri non sentano i miei pensieri.»
Intento a pensare a
questo, contemporaneamente si sentiva avvolto da questo flusso continuo
d'Amore, come una dolce onda che massaggiava ogni angolo di quel suo nuovo
corpo così denso. Decise di ricambiare quell'Amore proprio come faceva con i
suoi amici del cosmo, fondendosi l'uno nell'altro. All'improvviso avvertì una
sensazione quasi di soffocamento e si ritrovò a stretto contatto con
quell'Essere amorevole.
«Che bella luce che emana
questo volto e quanto Amore esprimono i suoi occhi! Mi sta cullando come faceva
mia madre, e che bel sorriso che ha."
L'angioletto si stava
crogiolando in questa bella sensazione, quando si ritrovò nell'Universo
stellato. Riconobbe subito la sua amica Sirio che lo stava aspettando e ne fu
felice.
- "Allora? Com'è
andata?" - esclamò Sirio.
- "Veramente non lo
so, non ci ho capito molto. Ma… come faccio ad essere ancora qui? Cosa è
successo?"
- "Beh, veramente non
sei proprio qui, non completamente almeno. La parte consapevole di te è qui
perché la tua nuova forma è addormentata laggiù, sul pianeta azzurro."
- "Ah, ecco!" -
disse l'angioletto un po' perplesso.
- "Sai Sirio, non so
proprio cosa fare laggiù. Sembra che non riesca a fare niente, non posso
muovermi liberamente, non posso esprimermi e comunicare con gli altri Esseri,
emetto solo suoni e versi indistinti, come farò a trovare mio padre se mi sento
così prigioniero?"
- "Suvvia,
prigioniero mi pare una parola grossa!" - rispose la sua amica.
- "E invece sì, lo
dici perché non l'hai mai provato! Quella creazione è così densa che non riesco
a fare nulla, non riesco a creare nulla, sono solo riuscito a mandare Amore
all'Essere che mi cullava."
- "Vedi! Qualcosa
puoi fare, vedrai che imparerai anche il resto."
- "Si, certo, chissà
come! Sarebbe utile se avessi qualche informazione in più su questa creazione.
Non si potrebbe andare a chiedere a qualche vecchio inviato delle costellazioni
che c'è già stato? Tanto per sapere com'è, avere qualche consiglio, qualche
suggerimento, qualche dritta insomma. In fondo sto facendo un lavoro per tutti,
no?"
- "Allora, vediamo,
da chi possiamo andare? Forse Cassiopea ci potrà dire qualcosa." - disse
Sirio. - "Ricordo che un loro messaggero aveva fatto un'incursione una
volta, ma non ho saputo più niente."
- "Va bene,
andiamo."
Si stavano avviando verso
Cassiopea quando l'angioletto avvertì una sensazione assai spiacevole che lo
risucchiò istantaneamente, riportandolo di colpo nel corpo denso ed urlante.
«Aiuuutoooooo! Che sta
succedendo! Sembra che mi stiano dilaniando, sento un'esplosione qui dentro!
Aaaaarrgggggh!»
Poi, improvvisamente,
qualcosa placò quella brutta sensazione. Era un dolce e caldo fluido che gli
accarezzava l'interno, proprio come il nettare che aveva creato per le feste
con gli amici angeli.
«Ah, meno male, mi ero
proprio spaventato! Certo questa creazione sembra essere riuscita non proprio
bene» pensò, ma poi guardò gli occhi dell'Essere dal cui corpo stava uscendo
quel nettare miracoloso e ci ripensò.
L'Essere era dolcissimo e,
guardandolo negli occhi, gli sembrava di riconoscere qualcuno, una particolare
energia, ma non gli veniva in mente. Stava ancora fissando gli occhi brillanti
e dorati del suo salvatore, quando si ritrovò tra le braccia di un altro
Essere.
La vibrazione che percepiva
ora era meno soave e più energica, ma vedeva ugualmente l'Amore che emanava dai
suoi occhi verdi e dal suo sorriso. Poi, perse di vista il volto e si sentì
scuotere da leggeri colpetti alla schiena fino a quando, proprio da lui, uscì
con un sussulto un suono molto curioso e profondo. Avvertì anche che gli Esseri
erano contenti e non si preoccupò più di tanto.
(parte VI)
Si ritrovò da Sirio come
se non fosse mai andato via.
- "Ah! Eccoti qui di
nuovo! Per un attimo sei scomparso, lo sai? - disse l'amica stella.
- "Ho fatto una
strana esperienza, terribile e bella allo stesso tempo. Prima sono stato
risucchiato da qualcosa che non avevo mai provato - e che non era per niente
piacevole - e poi sono stato calmato da qualcosa di caldo e dolce che usciva
dall'Essere che mi cullava."
- "Qualcosa che
usciva da quell'Essere? Che vuoi dire?" - esclamò Sirio.
- "Non so bene. Vedi?
È per questo che dobbiamo andare da Cassiopea o da Pegaso, per avere
informazioni e chiarimenti su questa creazione, perché io non ci capisco
niente."
- "Ok, andiamo
subito, prima che ti accada qualche altra cosa strana."
Si avviarono, per modo di
dire, verso Cassiopea. In realtà si presero per mano pensando entrambi alla
costellazione della doppia Vu e si trovarono subito di fronte ai 7 giganti:
Cas, Caph, Tshir, Shedir, Ruchbah, Segin ed Achird.
- "Benvenuti
fratelli, che cosa ci fate qui? Sirio, tu sei fuori zona, come mai?" -
disse Cas, il maggiore dei giganti.
- "Salve a voi
fratelli! Sto aiutando il mio amico angioletto in una missione speciale che
aiuterà tutti noi. Ricordate la creazione del pianeta azzurro ed i problemi di
memoria che procurava?"
- "Oh si, non ce ne parlare! È stata una cosa
tremenda. Tutte le spedizioni che abbiano inviato sono fallite, ed i messaggeri
sono tornati senza aver risolto il problema." - dissero tutti in coro.
- "Appunto! Proprio
per questo siamo qui. Vorremmo informazioni e 'dritte' su quell'esperienza, per
non ripetere gli stessi errori, così l'angioletto sarà più tranquillo e
preparato e si sentirà meno perso laggiù."
- "Bene" -
risposero i giganti - "Che volete sapere?"
- "Solo come si
deve fare per creare evitando di perdere
la memoria."
- "Marfak!? Vai a
chiamare Aurus! - (Malfak era uno dei fratelli più piccoli o almeno, meno
giganti!)
- "Sapete, lui è
l'ultimo che ci ha provato."
Aurus apparve al cospetto
della costellazione, in tutto il suo splendore. Era un angelo molto bello con
un'aria fiera e dolce ed era così luminoso da fare concorrenza a Cas.
- "Salve Aurus,
questo angioletto è in missione per conto di tutto l'Universo e vuole sapere
come ci si muove e come si crea sul pianeta azzurro, senza perdersi."
- "Salve a tutti e
grazie per avermi convocato. Sono sempre disponibile a dare una mano, ma come
pensate che farà, lui, così piccolo, a riuscire dove tutti gli altri hanno
fallito?"
- "Perché io sono il
figlio del creatore!" - irruppe l'angioletto.
I giganti si guardarono
tra di loro e poi scrutarono l'angioletto, aggrottando la fronte, perplessi.
- "Si, è vero! -
aggiunse Sirio - "È proprio lui!"
- "Vai avanti
Aurus." - continuarono i
sette giganti.
Ed Auros cominciò il suo
racconto.
(parte VII)
- "Dunque, non so
proprio da dove cominciare. Capisco che può sembrare difficile all'inizio, ma
ti assicuro che, a prescindere dal risultato, l'esperienza della densità vale
proprio la pena. Vivere, sentire, toccare, annusare, vedere e gustare ogni
cosa, ed in modo così… così… "solido" e "reale"! Vedi, tutto
quello che creiamo qui muta all'istante ed è… inafferrabile, etereo, per quanto
bello possa essere. Sul pianeta azzurro tutto sembra solido, non sembra
semplice energia. Si può sperimentare ogni aspetto con questi 'sensi', gli
attributi della forma, che hai per muoverti e fare l'esperienza, creati apposta
per farti vivere al massimo questa incredibile creazione.
Se solo ci ricordassimo
che anche quella è una nostra creazione!"
- "Perché, non è così?"
- disse l'angioletto.
- "Eh, no, è proprio
questo il problema. La nostra creazione è così reale e solida che sembra vera,
anche se in effetti è solo un'illusione, un gioco fatto di pura energia,
esattamente come qui."
- "E allora, come
devo fare? Adesso non riesco nemmeno a muovermi ed esprimermi come vorrei!"
- "Vedrai, imparerai
presto a controllare i tuoi movimenti e ad esprimerti col tuo nuovo strumento,
le corde vocali, ma c'è una cosa che non devi assolutamente fare: credere di
'essere' la tua creazione. Lo so, sarà molto difficile perché ci saranno molte
cose nuove e davvero affascinanti che ti faranno emozionare e perdere la testa,
che ti faranno vibrare, anche quelle che non sono piacevoli, e crederai di
viverle realmente, proprio come se stessero accadendo a Te, angioletto."
- "Allora? Come farò
a non perdermi? Come farò a ritrovare mio padre senza perdere la memoria
anch'io? Come potrò farla tornare a lui se non saprò più Chi sono?" -
l'angioletto cominciava a vedere la sua come un'impresa impossibile!
- "Beh, è proprio
questa la sfida, no? Rimanere consapevole di Chi Sei pur vivendo in un ambiente
così denso, senza esserne coinvolto. Ci riuscirai?"
- "Non so, hai
qualche consiglio pratico da darmi?"
- "Certo, sono qui
per questo! Dovrai essere attento e guardare le cose come se le stessi vedendo
in uno specchio."
- "In uno specchio?
Che vuoi dire?"
- "Si, uno specchio.
Per questo motivo è una creazione davvero affascinante! Ogni cosa di quella
esperienza sarà stata creata da te, per ricordarti Chi Sei, ovvero che Tu sei
il creatore di tutto. Perciò tutto rifletterà TE, quello che Sei realmente:
pura energia ed Amore infinito. Quindi devi solo rilassarti, respirare
profondamente e vedere la bellezza che ti circonda, quello che hai creato,
senza entrarci e senza fare né pensieri o ragionamenti."
- "Ragionamenti? Che
cosa sono?"
- "Devi sapere che in
quella creazione agli Esseri è stato dato uno strumento molto potente, simile a
quello che hai tu qui. Una intelligenza che ti fa creare qualsiasi cosa tu
voglia. Ma, mentre qui è spontanea e guidata dal tuo cuore, e tu sei
consapevole di questo, là, sul pianeta azzurro, tendi ad usare questo
meraviglioso strumento solo al minimo, perché non ne sei consapevole e quindi
lasci che la tua mente agisca autonomamente, inducendoti a credere che tu sei limitato
e facendoti perdere l'essenza delle cose."
- Mmmmmh! Sembra davvero
complicato!" - disse l'angioletto un po' avvilito.
- "Lo è e non lo è."
- rispose Aurus - "Devi solo collegarti con il cuore pulsante, perché
dentro a quel cuore c'è il Tuo cuore, quello vero. Perciò devi sentire e
seguire ciò che ami di più, ciò che desideri di più ed istantaneamente lo
vedrai materializzarsi nella tua realtà, anche laggiù, su quel pianeta così
pesante. All'inizio sarà difficile capire come fare, anche a trovare il tuo
cuore, ed anche quando penserai di stare creando col tuo vero cuore non ci
crederai, perché non vedrai immediatamente le tue creazioni, come accade qui,
perché in quella densità c'è qualcosa che qui non abbiamo: il Tempo."
- "Il Tempo? E che
cos'è?" - «Accidenti! quante cose che devo imparare, certo mio padre ha
fatto una creazione bella complicata! Capisco come ci si sia potuto perdere!»
pensò.
- "Il Tempo è proprio
quello che passa tra la tua immaginazione e la sua manifestazione, è ciò che
serve per renderla visibile nel pianeta azzurro perché, a differenza di qui,
quello che crei deve talmente diminuire la sua vibrazione, da diventare solido
- almeno in apparenza -per poter essere percepito da quegli strumenti di cui
parlavamo prima, i sensi, e quindi farti fare l'esperienza."
- "Uaoooo! Sembra
davvero eccitante!" - esclamò Sirio, fino ad allora rimasta in silenzio,
affascinata dal racconto di Aurus - "E molto, molto interessante."
- "Si, lo è." -
rispose il messaggero di Cassiopea - "Ma ora ho parlato fin troppo! Ti
lascio con un ultimo prezioso accorgimento che dovrai mettere in pratica per
non abbandonare mai il tuo vero cuore, sperando che tu riesca a seguirlo, al
contrario di quello che è successo a tutti noi che abbiamo fallito."
- "E quale?" -
chiese ansiosamente l'angioletto.
- " Devi continuare
ad amare e a giocare, come se fossi qui, perché così farai vibrare forte il tuo
cuore palpitante e sentirai un'emozione così intensa che ti farà raggiungere il
tuo vero cuore. Allora ti ricorderai che stai giocando ad un gioco che hai
creato tu e potrai cambiare le regole quando e come vorrai, ed anche finirlo
quando ti sarai stancato o avrai raggiunto il tuo scopo, terminando la
missione."
- "Siiiiiii, giocare!
Uaooo, che bello! Proprio una bella creazione ed anche un bel modo per non
dimenticare, come è potuto accadere che mio padre, il creatore, si
perdesse?"
- "Era una cosa nuova
per lui e per tutti. Anche se aveva messo delle sicurezze, non aveva previsto
tutto, soprattutto non aveva previsto che il gioco gli sarebbe piaciuto così
tanto da non poterne più fare a meno.
Quindi hai capito, l'unica
cosa che devi fare è divertirti, amare ciò che crei, scoprire le cose che ti
fanno stare bene, che ti fanno sentire grande, espanso, che fanno scomparire i
confini della tua forma apparente, solo così potrai sapere e ricordare Chi sei
veramente e potrai gestire la tua esperienza creandola consapevolmente."
- "Va bene, lo
ricorderò." - disse.
- "Ora, caro
angioletto, hai tutto quello che ti serve per vivere la tua avventura senza
perderti. Vai tranquillo e che l'Amore sia sempre nel tuo cuore!"
- "Grazie, caro
Aurus" - dissero i giganti di Cassiopea. Puoi andare."
- "Si, grazie del tuo
prezioso aiuto, Aurus." - risposero in coro Sirio e l'angioletto - "E
grazie a voi amici di Cassiopea."
- "Arrivederci
angioletto, hai tutto il nostro amorevole appoggio e sostegno in questa tua
impresa davvero onorevole. Che la Luce e l'Amore ti accompagnino sempre!"
- "… e anche la memoria!" - aggiunse sorridendo Marfak.
Tutti si unirono al
sorriso di Marfak e salutarono i due amici che tornarono all'istante alla loro
postazione in vista del pianeta azzurro.
- "Allora? Ecco che
ci risiamo, sei pronto?" -
disse Sirio.
- "Si, penso di
esserlo, ora so come fare. E poi ci sei tu qui, mi basterà alzare lo sguardo al
cielo e vederti per ritrovare l'Amore nel mio cuore, se mai lo
dimenticassi." - rispose l'angioletto.
- "Certo, sarò sempre
con te, te l'ho promesso! E ti sussurrerò nei tuoi sogni durante le notti buie,
se ce ne saranno, quando non riuscirai a venire qui. Perché ho la sensazione
che man mano che avanzerai in quella avventura, sarai meno capace di tornare
qui mentre una parte di te dorme laggiù. Comunque, che l'Universo sia con te!
Buona esperienza!" - concluse Sirio e lo abbracciò forte facendogli
sentire tutto il suo calore e tutto il suo Amore infinito.
- "Ciao Sirio, mia
adorata stella, sento che sto per tornare laggiù, comincio ad avere quelle
strane sensazioni di disag……"
Non finì di dire la frase che
si ritrovò urlante in quella forma, così stretta, della creazione di suo padre.
(parte VIII)
Sentì di nuovo quelle
sensazioni, prima di disagio e poi di benessere, tra le braccia di quell'essere
così dolce.
«È proprio una bella
sensazione!» pensò «devo proprio ricordarmela per raccontarla ai miei amici.
Ora devo solo stare attento a non distrarmi per non perdere la memoria.»
Appena fatto questo
pensiero, ecco che qualcosa attrasse la sua attenzione. Era qualcosa di molto
colorato che gli svolazzava davanti.
«Ma cos'è questa cosa?
Perché può volare? E sembra così leggera! Proverò a toccarla.» E così, fece
qualche tentativo ma i suoi movimenti erano scoordinati e quella cosa
svolazzante si stava allontanando.
- "Su bella,
avvicinati, fatti sentire, voglio vedere bene tutti i colori ed i disegni del
tuo bel vestito."
Non si aspettava davvero
che quell'esserino sentisse i suoi pensieri e invece si, non solo si avvicinò
ma si posò delicatamente proprio
sul suo naso, facendogli il solletico.
- "Mmmmm, ora hai
esagerato!" - pensò l'angioletto - "Così non riesco a vederti bene.
Ma, siete due?"
L'esserino colorato volò
via ridendo e disse:
- "Ma no, che dici!
Sono solo io." - e poi, posandosi sulla sua mano - "Così va meglio?"
- "Certo, va bene ma,
come fai a sentire i miei pensieri? Pensavo che qui non ci riuscisse
nessuno!"
- "Gli esseri come
te, gli umani, non ci riescono quasi mai, ma noi si."
- "Voi chi? - chiese
l'angioletto.
- "Noi farfalle ed
anche gli altri animali, e le piante e persino le pietre."
- "Non so di cosa
parli. Purtroppo sono appena arrivato qui e non so molto di questo posto. So
solo che è una creazione molto complicata ed anche un po' pericolosa per
me."
- "Perché, tu chi
sei? A me sembri un comunissimo bambino, figlio degli umani, cosa c'è di
strano?"
- "Beh, in realtà
sono un angioletto, ho preso questa forma per poter venire qui a cercare mio
padre, arrivato qui tanto tempo fa. Sai, tutto questo è una sua creazione,
anche tu, credo, fa tutto parte del suo gioco, ed ora anche del mio."
- "Gioco? Boh?
Schiocchezze! Che vuol dire gioco. Quello che faccio io volando qua e là,
incontrando amici e gioendo insieme, tu lo chiami gioco? Se è così è molto
divertente e piacevole."
- "Senti farfallina,
tu che conosci tante cose e puoi volare qua e là, potresti aiutarmi a conoscere
un po' meglio questo posto? Almeno con te riesco a comunicare. Ti prego!"
- "Va bene, per me
non c'è nessun problema, posso anche farmi aiutare dai miei amici e dalle mie sorelle,
ora vado a cercarne qualcuna." - E si allontanò svolazzando fuori dalla
finestra.
«Che strano modo di
volare!» pensò l'angioletto «Non va mai dritta, ondeggia e fa delle curve,
sembra mossa dal vento, senza seguire alcuna direzione precisa. Però è così
bella, tutta così colorata e leggera."
Stava così assorto nei
suoi pensieri quando si sentì sollevare. Poi qualcuno lo immerse in un liquido
tiepido e lui si sentì finalmente più leggero, provando quasi la stessa
sensazione di quando era nel cosmo. L'essere amorevole gli teneva solo la testa
e lui era libero di muoversi, e ci riusciva!
«Che bello! È proprio
divertente! Finalmente un po' di libertà. Questo fluido lo "sento"
proprio, è come una carezza su di me; allora questo involucro non è poi così male!»
E cominciò a sgambettare sempre più, fino a quando…
- "Ouch! Ouch!"
- Improvvisamente si sentì soffocare e chiuse gli occhi perché qualcosa gli
arrivò in faccia entrandogli in tutti i buchi, ed il suo corpo cominciò a
vibrare tutto emettendo suoni ritmici che uscivano a getto dalla sua bocca.
L'essere amorevole allora,
gli passò una mano sul viso e lui si calmò e riprese a respirare come prima.
«Accidenti! Cosa è stato!
Per un attimo non ho visto più niente»
Il divertimento finì
presto perché si trovò di nuovo costretto in un morbido e caldo abbraccio. Poi
fece un'esperienza davvero incredibile e stupenda, forse anche più bella della
precedente.
Era di nuovo libero da
costrizioni ma non era più nel fluido, sentiva un contatto caldo dietro di lui
mentre osservava gli occhi dolci e brillanti dell'essere che aveva davanti e
che gli stava facendo qualcosa. Erano come delle onde che lo attraversavano
dalla testa ai piedi, ritmicamente e lentamente. Era come essere di nuovo in un
fluido, ma questa volta asciutto.
Qualcosa scorreva su di
lui e l'angioletto avvertiva sempre più una sensazione di benessere che saliva
e scendeva. Poi, ad un tratto, qualcosa fuoriuscì da lui con un getto, una cosa
molto calda e liquida che fece girare la testa all'essere che gli stava facendo
quella bella cosa.
«Accipicchia!» pensò «Ecco
un'altra cosa strana; allora anche da me esce qualcosa di fluido e caldo, e
senza che io lo voglia o lo possa controllare, cosa sarà?»
Intanto era stato
risciacquato e rivestito, giusto in tempo, perché cominciava a sentire di nuovo
quella tremenda sensazione al suo interno, come un'esplosione. Per fortuna
l'essere amorevole si avvicinò a lui e gli permise di bere quel soave nettare
che lo placò. Poi, lentamente, scivolò in uno spazio buio, senza più nulla.
(parte IX)
Passò un po' di tempo
prima di ritrovarsi da Sirio.
- "Eccoti qui!"
- disse Sirio - "Mi stavo preoccupando! Allora? Racconta dai."
- "Ciao cara, niente
abbraccio?" - disse l'angioletto, sorridendo e facendo l'occhiolino.
- "Ah, si,
certo." - E si abbracciarono intensamente. - "Perdonami, ero
impaziente di sapere com'era andata questa volta, ora che ne sai di più."
- "Si, è andata
meglio. Ho vissuto nuove cose e mi sono sentito più libero, meno legato e, sai
una cosa? Questi sensi sono proprio una figata! Ho anche fatto amicizia con una
piccolissima creatura svolazzante, leggera e coloratissima."
- "Chi?" -
chiese Sirio molto incuriosita.
- "Si chiama farfalla
e comunichiamo col pensiero. È molto gentile e sembra conoscere molte cose del
mondo laggiù. Le ho chiesto se mi può aiutare ed ha accettato, ma poi è volata
via a cercare le sue sorelle proprio quando l'essere amorevole mi ha preso e mi
ha fatto sgambettare in un fluido molto piacevole in cui mi sentivo libero di
muovermi e quasi senza peso."
- "Bello!" -
esclamò Sirio.
- "Si, bello, anche
quello che è venuto dopo, delle onde che mi attraversavano tutto, delle carezze
ma molto più forti e… non so come spiegarle, sono molto diverse da quelle che
ci scambiamo qui. Qui sono come dei soffi di vento, leggere, quasi impalpabili,
più che altro sono vibrazioni, là invece, sono intense, proprio eccitanti,
forti come una tempesta solare, non so come altro dirlo."
- "Mmmmh!" -
sospirò Sirio - "Sembra davvero eccitante questa cosa! Mi stai facendo
venire la voglia di provarla, peccato che io non possa farlo! Meno male che
almeno ho te che mi racconti, anche se non posso capire completamente ciò che
dici e che provi e neanche immaginarlo."
- "Accidenti!" -
disse improvvisamente l'angioletto - "Mi sa che devo già tornare, mi sento
strano, intorpidito, e comincio a non vederti più bene."
- "Allora vai amico
mio, ma torna presto, non dimenticartiiiiiiiiii……"
L'eco di Sirio si perse
nello spazio e l'angioletto si ritrovò urlante nella suo nuovo veicolo, così
chiamava questo involucro denso che lo circondava, limitandolo.
«Spero proprio che finisca
presto questo tormento. Non ne posso proprio più di questo vai e vieni così
brusco e di sentire ogni volta queste esplosioni all'interno di questa cosa. I
sensi non danno sempre sensazioni piacevoli. Forse mi ero un po' illuso che
fosse tutto bello. Meno male che qui c'è qualcuno che si prende cura di me con
Amore, altrimenti che farei?! Quanto Amore che sento per questo essere così
dolce e bello. Sento che tra noi scorre un flusso di energia magico che fa
stare bene entrambi. È una cosa davvero meravigliosa ritrovare, in questa
densità, lo stesso sentimento puro che ho nel cosmo, quando vibro molto di più
assieme ai miei fratelli.»
- "Oh Marc, quanto
sei bello! La mamma ti ama tanto, lo sai?"
E si, lo sentiva, lo
sapeva ma… 'mamma', aveva detto 'mamma'? Cosa voleva dire? Forse che aveva una
mamma anche lì, in quella forma? Ah, forse era quella l'energia che aveva
riconosciuto subito in quell'essere amorevole, l'energia della mamma, simile a
quella della sua mamma celeste.
«Che bello! Anche qui ho
una mamma che si prende cura di me e mi ama. È stato bravo mio padre a crearla,
ha pensato proprio a tutto! Per non sentirsi solo in questo gioco ha creato
questa figura di conforto e sostegno, per fortuna!»
Cercò di rispondere alla
sua nuova mamma ma, come sempre, gli uscirono solo strani versi ma almeno riuscì
ad abbozzare un sorriso.
- "Ehi Ben!" -
gridò sua madre - "Corri, vieni a vedere, Marc ha sorriso!"
«Ben? E adesso chi è Ben?»
pensò l'angioletto. Ma non finì il pensiero che vide quell'altro essere, quello
con l'energia più forte, che si avvicinò e lo baciò sulla fronte.
- "Hai visto com'è
bello il tuo bambino? E che aria solare che ha! I suoi occhi sono così
brillanti ed il suo sorriso così gioioso e sereno. Siamo stati proprio
fortunati!"
- "Si, hai ragione
cara, è proprio splendido!"
«Mmmmm» riflettè
l'angioletto «penso proprio che questo sia una specie di padre. Si, dev'essere
così; mio padre deve aver fatto una copia di tutto qui, ma molto densa e
strana, chissà quando potrò interagire con loro, comunicando i miei pensieri.
Per ora non riesco a fare proprio nulla, a parte questi versi e questi
sorrisetti.»
Stava osservando i suoi
nuovi genitori quando notò la sua amica farfalla sul bordo della culla in cui
si trovava.
- "Ciao bella, come
stai? Vieni qui da me."
- "Ciao bimbo,
aspetto che questi umani si allontanino, così stiamo più tranquilli."
Appena possibile la
farfallina si avvicinò all'angioletto posandosi sulla sua manina.
- "Allora, come
va?"
- "Bene, bene, e tu,
dove sei stata?"
- "In giro sui prati
fioriti, è così bello stare in compagnia dei fiori, sono così profumati e… così
buoni!"
- "Buoni?"
- "Si, buoni, noi
farfalle ci nutriamo di loro."
- "Ma non gli fa
male?"
- "No, anzi, sono
molto contenti, è un bello scambio, a loro piace molto quando gli succhiamo il
cuore."
«Ecco un'altra cosa
strana!» pensò l'angioletto.
- "Ma ora guarda! Ti
ho portato le mie sorelle." - e fece avvicinare tante altre farfalle
coloratissime.
- "Guarda, Ben!
Guarda quante farfalle sono entrate per stare intorno alla culla di Marc. Che
meraviglia! Sembra che gli stiano dando il benvenuto!"
- "Si, è proprio bello,
Lili, e sembra che a lui piaccia molto, gli fanno compagnia e lo
divertono."
Essì, era proprio così,
l'angioletto si stava proprio divertendo a vedere tutte quelle farfalle di
mille colori che svolazzavano sulla sua culla poggiandosi ovunque sul suo corpo
e facendogli un sacco di solletico, facendolo ridere a crepapelle.
- "Ciao piccolo, ma
quanto sei carino!" dissero in coro alcune farfalle - "E che bella
vibrazione che hai, proprio piacevole, sei davvero un bellissimo bambino."
- "Si, si," -
fecero le altre - "proprio carino! Come ti hanno chiamato?"
- "Boh, non so."
- "Marc, l'hanno
chiamato Marc, l'ho sentito io, prima." - disse la sua amica Vanessa.
- "Aha, carino
Marc!"
- "Voi site belle,
davvero belle, così colorate e leggere. Io non sono colorato così, almeno così
mi appare questo involucro."
- "È vero, la tua
forma densa non è molto colorata, ma tu emani una luce molto colorata
tutt'intorno alla tua forma umana. È realmente uno spettacolo starti accanto,
molto gioioso!"
- "Ora dobbiamo
andarcene" - disse Vanessa - "ci aspettano nel bosco, ma torneremo
più tardi, se vuoi naturalmente!"
- "Certo che voglio!
Siete bellissime e mi mettete tanta allegria, sento che con voi vibro di più, e
poi dovete ancora raccontarmi dei prati, dei fiori e del bosco, perché io non
li conosco."
- "Okkei, allora a
dopo." - dissero tutte le farfalline e volarono insieme fuori dalla
finestra, formando una lunga fila disordinata.
L'angioletto rimase solo
coi suoi pensieri e cominciò ad avvertire un soave suono che gli arrivava
tramite questo strumento posto ai lati della sua testa. Poteva sentire
realmente quella dolce melodia, non era solo nella sua mente! Avvertiva
un'onda, anzi, una serie di onde che si susseguivano e facevano vibrare
qualcosa dentro la sua testa.
«Stupefacente ed ingegnoso
questo strumento! Davvero figo! Ora la musica sembra quasi qualcosa di
solido."
Si lasciò cullare da quel
suono e ben presto si addormentò di nuovo.
(parte X)
Questa volta l'angioletto
non tornò da Sirio.
Era perso in un sogno
bellissimo in cui era circondato dalle sue amiche farfalle e giocava con loro
rincorrendole su verdissimi prati pieni di fiori.
Rideva e si divertiva e
provava una gioia immensa a vivere quelle cose, a godere della luce del sole, a
camminare a piedi nudi su quel bel tappeto verde, così morbido e fresco,
accarezzato da una leggera brezza che gli muoveva i riccioli dorati. Era
proprio bello stare lì, respirare profondamente quell'aria profumata, osservare
tutti quei fiori dai mille colori e dalle forme più diverse, ma tutte
ugualmente preziose ed uniche, così come le sue amiche farfalle.
Correndo correndo ogni
tanto inciampava ed approfittava per fare capriole, era così divertente! Arrivò
così al limitare di una collina e, meraviglia delle meraviglie, vide un'immensa
distesa azzurra che si perdeva all'orizzonte fondendosi col cielo. Si sentiva
così felice ed appagato che sarebbe rimasto lì per ore, in contemplazione.
Nel frattempo le sue
amiche farfalle gli avevano portato a conoscere degli esserini ancora più
piccoli di loro, rossi, gialli ed arancioni con piccoli puntini neri, che
quando camminavano sulla sua mano gli facevano il solletico.
- "Ma che
carini!" - disse - "Chi siete?"
- "Siamo coccinelle e
portiamo fortuna."
- "Fortuna? Che cos'è
la fortuna?"
- "È la capacità di
vedere tutto il bello che ci circonda, perciò siamo qui con te, perché tu ci
riesci."
- "Perché, c'è
qualcuno che non riesce a vedere tutta questa bellezza? Io non so più dove
fermarmi ad osservare, l'erba, i fiori, le farfalle, gli alberi e questa
bellissima distesa azzurra che mi dà un senso di infinito e di pace."
- "Eh, no, sai che
molti non ci riescono? Sono talmente chiusi in questa forma e tutti concentrati
su se stessi, che non riescono a superare il loro confine, per uscire ed
accorgersi di tutto quello che di meraviglioso li circonda."
- "Mi sembra
impossibile!" - esclamò l'angioletto - "Ma come si può fare!?"
- "Essì, è un
problema che sorge spesso in questi umani, neanche noi ci spieghiamo come
mai."
Stavano così parlando,
quando una volpe si avvicinò a loro, attirata dalla bella luce colorata che
emanava l'angioletto.
- "E tu chi sei? -
«Quante meravigliose creature ci sono in questo posto, e quante forme diverse!»
- "Sono una volpe,
così mi chiamano gli umani che devono sempre classificare, ordinare e dare un
nome alle cose, non si accontentano di contemplarle, di scambiare energia ed
amore con esse, cercano sempre di tenerle sotto controllo."
- "Perché?" -
chiese l'angioletto Marc.
- "Eh, bella
domanda!" - rispose la volpe - "Chissà, forse hanno paura di
qualcosa!"
- "Paura? Che cos'è
la paura?"
- "La paura è
qualcosa che non li fa vivere serenamente, in armonia con noi, con le
coccinelle, le farfalle e tutto il resto. Qualcosa che li priva della gioia e
dell'entusiasmo di vivere, di scambiare, di condividere e fare esperienze
meravigliose."
- "Mmmm, brutta cosa
allora, un vero peccato perché c'è tanta bellezza qui e tanto da sperimentare,
tante cose nuove da scoprire, inimmaginabili per me, che potrei andare avanti
all'infinito. E com'è che viene questa paura?"
- "A volte accadono
delle cose che evidentemente a questi umani non piacciono, forse perché se le
aspettavano in un altro modo o per niente. Questa loro mania di
organizzare e programmare tutto fa
in modo che non accolgano le cose come vengono e così non riescono a vedere il
dono che ogni nuova esperienza porta loro: la conoscenza. Non riescono a seguire
quello che il loro cuore dice e sente, perché c'è qualcosa in loro che si
oppone, che comanda."
- "Che cos'è? Dimmi
tutto, devo conoscere tante cose così forse potrò capire perché mio padre è
rimasto intrappolato qui poterlo riportare a casa - anche se qui si sta così
bene che mi sembra ovvio che nessuno se ne voglia andare!"
- "Non so bene cosa
sia." - rispose la volpe - "Certo non è una cosa molto furba!" -
disse strizzando l'occhio - "Perché si perdono la bellezza e la gioia, ed
anche l'eccitazione, che c'è vivendo ogni momento con totale attenzione,
osservando quello che si vive."
- "Si può fare
qualcosa per aiutarli?"
- "Ci abbiamo
provato!" - risposero in coro le farfalle - "Voliamo in modo così
strano e disordinato così da distrarli dai loro pensieri, sperando che per un
attimo guardino e vedano lo straordinario potere che ha l'essere attenti
alla cosa che stanno osservando, essere presenti. Se ci riescono possono
scoprire l'infinito, il fatto di non avere confini, se non apparenti solo nella
loro mente."
- "Mmmmmh,
interessante, quindi bisogna distrarli? O meglio, attirare la loro attenzione
per farli uscire dalla paura?"
- "È un primo
passo." - risposero le coccinelle - "Se riescono ad uscire dal loro
confine abbastanza a lungo, possono sentire l'espansione del loro essere e
fondersi con tutto il resto, vedendo così la bellezza in ogni cosa."
- "Ma, non sembra poi
così difficile!"
- "Eh, lo dici ora
perché sei piccolo e sei qui fuori, fuori dalla tua mente e dal tuo
corpo!"
- "Come fuori dal mio
corpo, che significa? Io sono ancora qui, altrimenti sarei da Sirio."
- "Ma non ti sei
accorto che riesci a correre, a muoverti liberamente, a controllare i tuoi
movimenti, non ti accorgi che sei consapevole di quello che fai, delle
sensazioni che provi e che non ti meravigliano più come prima?"
In effetti l'angioletto
dovette convenire che l'ultima cosa che ricordava era la musica e la difficoltà
di esprimersi e comunicare con i suoi genitori in quella densa creazione.
Allora, cosa era successo? Dove si trovava ora?
Questo gioco di suo padre
diventava ogni giorno più complesso ed affascinante e lo incuriosiva sempre
più.
- "Allora? Voi sapete
dove mi trovo? E come fate a saperlo?"
- "Hehe!" - la
volpe, le farfalle e le coccinelle fecero un sorrisetto misterioso. - "Lo
vuoi proprio sapere?"
- "Certo che lo
voglio sapere! Sembra che voi mi nascondiate qualcosa, avanti, sputate il
rospo!"
Sentì che i suoi nuovi
amici stavano per rispondergli ma non fece in tempo a sentire cosa gli stavano
dicendo perché quei fastidiosi crampi interni lo riportarono alla realtà di
quel suo involucro urlante e dolorante.
«Ahimè!» pensò «Ecco che
ci risiamo, spero che la mia mamma arrivi presto a placare questo disagio. Ma,
un momento, dove sono stato? Ricordo chiaramente che stavo parlando con Vanessa
e le sue amiche e c'erano anche nuovi compagni, e allora? Non ci capisco
proprio niente! E questi crampi… »
- "Ueeeeeeh!" -
Ecco quei suoni uscire da lui come un'esplosione, scuotendolo tutto, sentiva
anche qualcosa di umido che scorreva sulla sua faccia. «Dovrò raccontare tutto
a Sirio, chissà se lei potrà darmi una spiegazione."
Per fortuna la mamma
arrivò, interrompendo i suoi pensieri ed i suoi gemiti e lo cullò dolcemente
dandogli il suo nettare d'amore che placò il suo dolore.
(parte XI)
Intanto Sirio se ne stava
lassù, brillante come sempre nel cielo blu notte, osservando questa bella palla
azzurra e bianca che ruotava lentamente in quello spazio sconfinato.
Era un po' di tempo che
non vedeva il suo amico e pensò - «Possibile che abbia già perso la memoria?
Che si sia già dimenticato di me? Che non possa più rivederlo?» - e per un
attimo, pensando a questo, la sua luce diminuì. Per fortuna in quel momento il
luogo dove si trovava il suo amichetto era illuminato dal sole e quindi nessuno
notò quella variazione di luce.
Nel frattempo
l'angioletto, tornato nella sua forma densa, continuava a sforzarsi e a
combattere con le limitazioni che quel corpo fisico gli imponeva. Comunque,
faceva piccoli progressi ogni giorno e riusciva sempre più a gestire i suoi
movimenti e ad accorgersi di tutto ciò che lo circondava. Gli rimase però il
dubbio su quello che aveva vissuto l'ultima volta che si era addormentato,
proprio non riusciva a capire cosa fosse successo.
I suoi nuovi genitori
erano amorevoli e lui cominciava ad adattarsi a quella nuova forma e ne
scopriva le diverse qualità e sensazioni.
- "Cip, cip,
cip." - uno strano e divertente suono attirò la sua attenzione verso la
finestra spalancata e lui vide un altro essere svolazzante che si era fermato
sopra un ramo del bellissimo Essere Verde che gli faceva sempre compagnia al di
là del vetro.
- "Ehi, ciao! Chi
sei?"
- "Ciao piccolo, sono
un amico di Vanessa, mi ha mandato ad avvertirti che sta arrivando con le sue
amiche per portarti una sorpresa."
- "Bello! Anche tu
puoi volare! E che bella voce che hai, la posso sentire con questi strumenti
posti ai lati della mia testa, sento le tue bellissime onde armoniche, diverse
dalle solite, come mai, che fai di diverso?"
- "Canto, è la mia
specialità. Mi piace molto cantare e cinguettare, è il mio modo per ringraziare
la vita e tutto quello che mi circonda. Godo molto quando c'è il sole e lo
saluto così. Anche questo mio vecchio amico, Pino, su cui mi riposo, gli faccio
sempre compagnia col mio canto, a lui piace molto sai, e poi lui mi ricambia
proteggendomi coi suoi rami e le sue foglie aguzze quando piove troppo forte
per poter volare."
- "Ah, ecco, mi
chiedevo chi fosse quel bellissimo ed imponente Essere Verde; emanava una bella
energia, molto rilassante e rassicurante ed anche il suo profumo mi dava una
dolce e benefica sensazione."
- "Essì, è proprio
vero, il vecchio Pino è un gran saggio, come tutti i suoi fratelli, perché va
tanto in profondità nella terra e si eleva tanto in alto verso il cielo per cui
conosce molte cose di questo mondo ed ha vissuto tanti anni e conosciuto tante
storie che potrebbe trascorrere ore a raccontartele."
- "Ottimo, così non
avrò il tempo di annoiarmi e potrò approfondire la mia conoscenza più
velocemente e sapere quello che mi serve per ritrovare mio padre."
- "Tuo padre? Ma non
è qui con te? Io lo vedo dalla finestra!"
- "No, parlavo del
mio vero padre, quello che ha creato te, Pino e tutto il resto, quello che ha
creato questo gioco così complesso che si è perso, non riuscendo a ritrovare la
strada di casa."
- "Davvero?" -
disse sorpreso l'uccellino - "E quale sarebbe la tua casa?"
- "L'Universo, lo
spazio infinito, il luogo dove si può creare tutto istantaneamente e dove tutto
può accadere."
Stava spiegando questo al
suo nuovo amico volante, quando uno sciame di farfalle colorate irruppe nella
sua stanza facendo cadere qualcosa nella sua culla.
- "Ciao bimbo, come
va? Ti siamo mancate? Vedo che hai fatto amicizia con Birdy, il nostro amico
uccellino."
- "Si, certo, è molto
simpatico ed allegro, ed ha una voce stupenda! Ma voi, cosa avete portato? Non
riesco a vederlo bene e non riesco a prenderlo."
Allora le farfalle in
gruppo si avvicinarono alla sua culla cercando di mettergli a portata di mano
la sorpresa che avevano per lui.
- "Che
meraviglia!"
- "Ti piace?"
- "Si, molto, e che
buon profumo che emette, che cos'è?"
Appena fatta questa
domanda gli venne in mente un flash e si ricordò di avere già visto quella
cosa, anzi tante di quelle cose in mezzo ad una distesa verde."
- "È un fiore, non
ricordi?"
- "Si, in effetti
ricordavo qualcosa ma non capisco come, io sono appena arrivato qui, come
faccio a conoscerlo?"
- "Hehehe!" - le
farfalle fecero un sorrisetto.
- "Allora? Mi dite
per favore?"
- "Dai, sforzati un
po' a ricordare, dove li hai visti?"
Improvvisamente
l'angioletto si ricordò di tutto: della sua corsa nei prati fioriti, della
magnifica vista sulla sconfinata distesa di acqua blu, della sua amica volpe…
- "Si, ora ricordo
ma, ma, dov'ero? Come mai ho questi ricordi?"
- "È quello che
stavamo per spiegarti quando sei scomparso. Ti sei svegliato e quella è stata
un'esperienza vissuta in un sogno."
- "Cos'è un
sogno?"
- "Il sogno è
un'altra realtà, una via di mezzo tra questa e densa ed una più eterea. Forse è
addirittura più reale di questa, è un luogo dove vivi cose alternative, in cui
sei meno limitato che in questa forma, pur avendo la stessa forma, in genere. È
come se mantenessi i tuoi poteri, quelli che qui hai dimenticato o non sai come
gestire quando sei sveglio. Oppure sono insegnamenti che arrivano dalla parte
di te che è senza forma e che ti aiutano ad avanzare in questa dimensione. In
ultimo possono essere i tuoi desideri più profondi che si manifestano così
quando dormi."
- "Mmmmm, molto
interessante, dovrò raccontarlo a Sirio quando la vedrò."
«Già, Sirio, me n'ero
quasi dimenticato, allora non sono stato da lei l'ultima volta, accidenti, sarà
in pensiero per me.» pensò.
- "Sirio? Chi è
Sirio?"
- "È la mia amica del
cuore che mi aiuta in questa impresa. È la mia stella, il mio faro nelle notti
buie e la mia ancora di salvezza nel caso non ricordassi più Chi Sono
veramente."
- "Dev'essere bello
avere un'amica così. Ma sul serio c'è questo pericolo? Che tu perda la
memoria?"
- "Pare di si."
- "Possiamo
conoscerla?"
- "Non credo, non sta
qui e non può venire, però la potete vedere. Tutte le notti brilla e la sua
luce è così scintillante e multicolore che non potete sbagliarvi."
- "Grazie, la
vedremo, ma tu non preoccuparti, ci saremo anche noi ad aiutarti a ricordare.
Ora dobbiamo andare, si stanno avvicinando i tuoi genitori, è ora del
bagnetto."
- "Oh, si, bello,
adoro il bagnato, mi posso muovere liberamente, è molto divertente."
- "Allora ciao, alla
prossima volta, ti lasciamo in compagnia di Birdy e Pino."
E volarono via dalla
finestra col loro solito andare scomposto. Intanto Birdy continuava a
cinguettare e Pino emanava una soave energia ed il suo balsamico profumo."
- "Ciao, a
presto!" - e si sentì sollevare dalle mani sicure di suo padre.
(parte XII)
- "Eccomi! Ci sono
riuscito ancora!" - esclamò l'angioletto arrivando da Sirio.
- "Pfiuiii! Meno
male, pensavo di averti già perso! - rispose Sirio - "Allora? Cosa è
successo?"
- "Fatti abbracciare!
Avevo tanta voglia di riabbracciarti! Questi umani sono amorevoli ma la fusione
che avviene tra noi quando ci abbracciamo è tutta un'altra cosa."
- "Si, è vero,"
- disse Sirio - "Devo ammettere che anche a me mancava un po' stringerti
tra le mie braccia e sentire la vibrazione del tuo cuore a contatto col mio. Ma
ora siamo qui, racconta."
- "Aspetta un
momento, fammi ancora assaporare la sensazione di essere senza peso, di
fluttuare e fondermi con tutto. Mmmmmmm, è davvero magnifica! Ora posi apprezzare
di più questa libertà, questo essere senza limiti e potermi espandere come
voglio. Che goduria!"
Nel frattempo una cometa
sfrecciò proprio vicino a loro e li salutò con una piroetta.
- "Ehi tu, aspetta!
Ci sono novità in giro per il cosmo?"
- "Salve ragazzi,
vado di fretta, ho un appuntamento con un asteroide vicino al sole giallo,
spero sia ancora da quelle parti."
- "Su, dicci
rapidamente, hai notato qualcosa?"
- "C'è una notizia
che gira tra galassie e nebulose, pare che un angioletto stia tentando di fare
una cosa rivoluzionaria, portare la conoscenza, la consapevolezza della
creazione in un pianeta con una densità moooolto elevata."
- "Hehe!" -
Sirio e l'angioletto si guardarono scambiandosi l'occhiolino e sorrisero. -
"Ah si? Davvero?" - fecero in coro.
- "Si, si, pare di
si. Ma ora devo proprio andare. Baiiiiii!"
- "Accidenti, è
davvero una cosa incredibile! Allora ciaooooooo!"
E la cometa sparì nel blu
profondo del cielo.
- "Vedi, sei già
famoso." - disse Sirio al suo amichetto.
- "Già, così sembra,
ma non è detto che ci riesca; per ora sto solo imparando a muovermi e ci sono
un mucchio di cose da capire, come i sogni per esempio."
- "I sogni?"
- "Si, i sogni.
Quando mi sono addormentato l'ultima volta non sono venuto qui, ricordi?"
- "Ovviamente, sei
sparito! Dove sei andato?"
- "Ecco, è proprio
curioso, ho vissuto un'esperienza come se fossi in quella dimensione densa, ma
ero più grande, ero cresciuto, potevo correre e vedevo posti nuovi, ho anche
incontrato e parlato con altri esseri che mi hanno spiegato un po' di cose. La
cosa più strana è che era tutto così "reale", potevo toccare ed
annusare tutto, i miei sensi erano all'opera, poi, ad un tratto, mi sono
ritrovato urlante nella mia culla, in quel corpo così impacciato."
- "Davvero strano, ti
sei dato una spiegazione?"
- "C'erano le mie
amiche farfalle che me la stavano per dare. Poi ho conosciuto anche un
bellissimo essere che vola e canta con una vibrazione stupenda, ed un altro che
è fermo davanti alla mia finestra e mi fa sempre compagnia coi suoi racconti; è
molto vecchio e saggio ed emana una vibrazione rilassante."
- "Quanti nuovi
incontri e quanti amici. Non è male quel posto allora! Ma, questa storia dei
sogni?"
- "Non ho ancora ben
compreso cosa siano, mio padre si è divertito a rendere le cose complicate e
misteriose, sembra una scatola cinese o un puzzle. Dovrò ancora sperimentare
qualcosa prima di potertelo spiegare bene."
- "Okkei mio caro, ma
fai sempre attenzione a stare allerta, presente a te stesso, e non dimenticarti
di me."
- "Come potrei, sei
la stella del mio cuore, la luce della mia anima, la mia più cara amica! A
proposito, le mie amiche farfalle volevano conoscerti perché gli ho parlato di
te, ma ho detto loro che non era possibile per te venire laggiù."
- "Grazie, salutale
da parte mia. Ora va prima di sentirti male di nuovo." - Staccò un suo
ricciolo di luce e lo chiuse nella mano del suo caro amico - "Solo un
piccolo promemoria" - disse - e lo baciò teneramente sulla fronte.
- "Ciao mia adorata
Sirio, spero di tornare presto da te."
Così si lasciarono e Sirio
rimase sola soletta, si fa per dire, nell'immenso vuoto blu della notte
cosmica, pensando «Chissà quanto ancora dovrò aspettare qui, ogni tanto mi
sento un po' sola. Forse potrei fare un giretto ora che è appena stato qui, non
tornerà mica subito.» e si allontanò. Girovagando tra le galassie riprese la
via Lattea ed arrivò in una parte dello spazio profondo dove non era mai stata.
Le stelle sembravano essersi dileguate e c'era pochissima luce, man mano che
avanzava il buio si faceva sempre più intenso finché si sentì risucchiare in un
vortice scuro e denso che spense la sua luce.
«Oddio, che sta
succedendo! Dove sono finita! Accidenti alla mia impazienza e curiosità, me ne
potevo restare buona buona al mio posto, senza far danni? E adesso? Che faccio
se l'angioletto mi cerca nel cielo?»
Così preoccupata si lasciò
portare dal vortice, non potendo opporre resistenza. Sembrava un roteante
tunnel senza fine, sempre più nero ma, stranamente non si sentiva a disagio
anzi, era curiosa di sapere dove sarebbe arrivata.
Intanto sulla palla
azzurra tutto procedeva come sempre. L'angioletto si era svegliato con i soliti
crampi al suo interno - «questa storia deve finire!» pensò - i genitori lo
calmarono, nutrirono e coccolarono, accudendolo nei suoi bisogni, ed i suoi -
ormai vecchi - amici gli fecero visita di nuovo, raccontandogli cosa era
successo nel mondo là fuori, mentre lui era beatamente addormentato, ma in
realtà molto sveglio e con Sirio. Gli fecero anche una sorpresa portandogli
l'amica del sogno, la volpe, che fece capolino dal davanzale della sua
finestra, senza però farsi vedere dagli umani adulti che si sarebbero di certo
spaventati non capendo il loro legame.
Il saggio e vecchio pino
gli raccontò altre fantastiche storie tenendogli compagnia nei pomeriggi
d'estate, così lui poteva imparare più in fretta le regole di quel mondo
affascinante che gli sarebbero servite per la sua ricerca del padre.
Ma… e Sirio? Dove eravamo
rimasti con Sirio? Ancora un po' e lo scoprirai. Intanto fatti una bella tazza
di tè, o di cioccolata e gustati due biscotti, poi mettiti comodo e rilassati,
che il viaggio continua!
(parte XIII)
Dunque, Sirio, dov'era
finita? Ah si, il vortice.
Sirio si lasciò
trasportare da questa corrente vorticosa, non immaginava proprio dove sarebbe
finita ed era un po' dispiaciuta e preoccupata per il suo amichetto, e se
l'avesse cercata? Allo stesso tempo però, era incuriosita da quella nuova, misteriosa
avventura. Non era sicura di quello che stava sperimentando; era una specie di
sospensione, di vuoto; nessun pensiero, nessuna idea o previsione del dopo e
neanche aspettativa, solo calma, presenza ed attenzione a ciò che sentiva e che
le si presentava davanti. Non brillava più e così aveva anche smesso di
svolgere la sua funzione principale, quella per cui era stata creata.
«È proprio una strana
sensazione non emanare luce, almeno così mi sembra. Non dover più servire a
rischiarare la via a qualcuno o stare ferma in un posto. Mmmmm, questo dà da
pensare ma ora ho solo voglia di sentire ed essere così come sono, senza scopo.
In fondo sono sempre io, Sirio, anche senza questa luce.»
Cercando di assaporare
questa sua nuova condizione, si accorse che il buio non era più così scuro. Il
nero si stava tingendo di sfumature colorate sempre più intense e frequenti.
- "Uuh! È proprio
bello sentirsi colore!" - esclamò.
Eh sì, perché man mano che
attraversava i colori, diventava lei stessa colore ed era una sensazione mai
provata. Attraversando il rosso provò una sensazione assai eccitante, resa più
soave quando si fuse col giallo. Poi improvvisamente si sentì cullata da una
dolce onda, diventando rosa pallido; poi di nuovo fresca e leggera passando
attraverso l'azzurro. Arrivando al verde fu pervasa da una serenità ed un
grande Amore, come quello che avvertiva stando accanto al suo amico angioletto.
- "Che meravigliosa e
straordinaria esperienza!" - urlò in mezzo a quel frastuono di colori -
"Chi se lo sarebbe mai aspettato, mi sto proprio divertendo!"
I colori si
intensificavano susseguendosi e fondendosi con mille tonalità e sfumature che
le davano altrettante sensazioni. Il buio era quasi ormai scomparso del tutto e
quando si ritrovò ad essere viola sentì che era colma di gioia e che sarebbe
arrivato qualcosa di magnifico. Infatti ci fu un'esplosione di tutti i colori
che si trasformarono in una cascata di luce dorata e frizzante che la fece
illuminare di nuovo.
«Uauh! Incredibile! Emano
di nuovo luce ma ora è centomila volte più brillante e multicolore e mi sento
talmente espansa! È come se fossi rinata dopo aver sperimentato ogni gradazione
e vibrazione, dalla più bassa alla più elevata, dalla più delicata alla più
eccitante. Ma ora, dove mi trovo? È così pieno di luce qui che faccio fatica a
percepirmi, tanto sono fusa con tutto il resto.»
- "Ciao Sirio,
benvenuta!"
Una voce comparve dal
nulla, senza una precisa direzione.
- "Chi è che parla e
dove mi trovo?"
- "La tua curiosità
ti ha portato ad esplorare zone mai raggiunte prima, ti sei spinta oltre i tuoi
soliti confini ed hai vissuto nuove esperienze che ti hanno fatto crescere fino
ad arrivare qui."
- "Si, ma qui
dove?"
- "La tua fiducia nel
lasciarti andare e la tua presenza nel vivere questo passaggio di
trasformazione, ti ha condotto alla Fonte, il luogo dove tutto ha inizio e fine
in un moto immobile, eterno ed istantaneo."
- "Cioè? Spiegati
meglio, non comprendo, sembra tutto un controsenso. Tu chi sei?"
- "Io sono la
Creazione, la spinta, l'input, il desiderio, la curiosità, l'Amore… tutto
quello che la tua luce vuole Io sono. Io sono Te alla massima e totale
espressione, luce nella luce o buio nel buio, senza limiti e confini."
- "Per questo non
riesco a distinguere me dal resto? Sento di essere tutto."
- "Esattamente, hai
centrato il punto! Tu sei tutto ed io sono te che ti stai dando le
risposte."
- "Allora, ora che
devo fare?"
- "Cosa vuoi
fare?"
- "Voglio tornare ad
aiutare il mio amico angioletto, gli ho fatto una promessa e non posso
lasciarlo solo."
- "Va bene, ora sai
chi sei e quello che puoi fare con la tua rinnovata luce; vai, corri nel tuo
universo e splendi come non mai."
Appena ascoltata questa
risposta, Sirio si accorse di essere di nuovo nel vellutato cielo blu notte, in
vista della bella palla azzurra.
«Uh, meno male sono di
nuovo qui. Ma che bella esperienza, davvero istruttiva ed eccitante ed ora è
vero che brillo di più e con maggiori sfumature di colore che diventano tutte
più o meno dorate. Chissà nella vita del mio amichetto quanto tempo sarà
passato, speriamo che l'angioletto non sia venuto a cercarmi quando non »
Non aveva neanche finito
di pensare questo che ecco arrivare il suo amico, tutto sorridente e vispo.
- "Ciao Sirio, come
sei bella oggi! Sbaglio o sei più luminosa del solito?"
- "No, non sbagli,
stavolta sono io che devo raccontarti un mucchio di cose."
- "Davvero? E cosa
potrai mai raccontarmi tu che rimani sempre fissa quassù!"
- "Beh, ecco, ehmmm,
devo confessarti che non sono rimasta proprio fissa ed immobile, mi annoiavo un
po' e così sono andata in giro, mi sono allontanata più del solito e… mi sono
persa."
- "Persaaaaaaa, come
persa!"
- "Si, persa. Sono
caduta, o meglio, sono stata risucchiata in un vortice buio e denso, ora ti
racconto tutto."
- "Si, si, sono
proprio curioso." - rispose l'angioletto - "Tanto a me sono successe
le solite cose. Avanti, ti ascolto, sono così curioso!"
E così Sirio iniziò il
racconto della sua strabiliante avventura che noi conosciamo già.
(parte XIV)
La persiana era socchiusa
e penetrava un flebile raggio di sole che colpì gli occhi dell'angioletto umano
che si svegliò. Era contento che Sirio avesse vissuto e gli avesse raccontato
quella straordinaria esperienza, ma era anche un po' geloso perché avrebbe
voluto condividere con lei quella bella avventura. Si rigirò a fatica sul
fianco ed abbracciò quel morbido e buffo oggetto che i suoi genitori gli
mettevano accanto per tenergli compagnia. Pensava a tutto il tempo che ci
sarebbe voluto in quella densità per crescere fino a poter essere in grado di
svolgere la sua missione ed era un po' scoraggiato. Gli sembrava di non fare
progressi in quella forma, era così difficile raggiungere anche solo un piccolo
miglioramento.
- "Ah, ecco qui il
mio adorato piccolino!" - disse Lily - "Come va? Hai dormito bene
amore?"
Marc, ovvero l'angioletto
umano, fece un radioso sorriso, gli piaceva molto il contatto con quella bella
energia di Amore che emanava la sua mamma terrestre.
- "Nghe, eegr, brrr,
burp, yeaag,aaaappr" - questo fu tutto quello che gli uscì dalla bocca
come risposta. «Accidenti, ancora questi strani suoni, ma quando comincerò a
comunicare davvero come si deve? Già, ma 'come si deve'?» Stava ragionando su
questo quando si accorse che in effetti stava già comunicando - ed anche molto
bene - con la sua mamma, anche se non con le parole. Erano piccole cose fatte
di sguardi, occhi negli occhi, sorrisi carezze, tenerezze, era tutto così
bello! Era un flusso che scorreva tra loro ininterrottamente, andava e veniva
in un moto lento ed avvolgente. «In fondo a che mi servono le parole, sto così
bene così, ci diciamo così tanto!»
Lily sembrò afferrare
quello che suo figlio stava pensando e gli sorrise baciandolo sulla fronte, poi
prese il biberon e glielo accostò alla bocca.
«Uhu, ed ora cos'è questa
novità? Mi piaceva di più l'altro strumento da cui usciva questo nettare, era
soffice e caldo e poi, era una parte di lei! Questo coso cos'è?»
Fece una smorfia,
rifiutandolo, ma poi il suo interno cominciò a tirar calci e lui fu costretto
ad attaccarsi al ciuccio per placare quel fastidio ed iniziò a succhiare
guardando sempre la sua mamma negli occhi.
- "Ciao cara, sono
tornato." - Urlò Ben dall'ingresso - "Dove sei?"
- "Sono qui Ben, sto
dando il biberon a Marc." - «BIBERON? Oh, questo coso duro dev'essere il
biberon.» pensò l'angioletto.
- "Eccovi qui, come
sta andando l'esperimento del biberon?"
- "Mmmm, all'inizio
così così ma ora bene, sembra, si sta adattando così potrai darglielo anche
tu." - «Cos'è questa
storia?»
- "Si, anzi, fammi
provare subito, vado a darmi una sciacquata ed arrivo."
Così Marc si sentì
sballottato e trasferito nelle braccia robuste di suo padre. Certo si sentiva
meglio con sua madre ma dovette ammettere che anche suo padre ci sapeva fare.
Non era male, solo un po' più duro e brusco, ma stava imparando.
- "Come va Marc, ti
piace la nuova pappa?"
«In effetti non è così
male!» pensò, e sorrise anche a suo padre, «qui tutti stiamo imparando, a
quanto pare.»
Finito di mangiare suo
padre fece la solita operazione mettendoselo sulla spalla e lui emise il solito
'boato' che lo fece subito stare meglio. Poi lo sistemarono accanto alla tavola
dove stavano pranzando così che potesse interagire con loro.
«Che cose diverse che ci
sono qui, cosa sarà quello che stanno mangiando? È così grande e solido ed
anche molto colorato, non è per niente come quello che danno a me. Chissà se
potrò assaggiarlo anch'io! Ha anche un odore diverso, molto più intenso.
Mmmmmh, stuzzica qualcosa nel mio interno e mi viene una strana liquidità in
bocca.»
- "Sai Ben, oggi Marc
ha dormito davvero tanto e sorrideva, chissà cosa stava sognando, sembrava
bello."
L'angioletto avrebbe
voluto raccontare tutto ai suoi nuovi genitori, di Sirio, dell'Universo, della
sua mamma cosmica, ma non sapeva proprio come fare per cui si limitò ad
osservarli sorridendo e facendo versetti strani.
Non vedeva l'ora di uscire
all'aperto, si sentiva meglio quando poteva respirare l'aria fresca ed osservare
tutto lo strano mondo che c'era fuori: le altre creature, gli altri esseri
umani, quante forme diverse avevano! Poi c'erano dei piccoli esseri umani
proprio come lui, con cui poteva comunicare meglio perché ancora non avevano
perso la memoria e le loro capacità, così con loro si scambiava informazioni
come faceva coi suoi amici del bosco. Si accorse, però, che non tutti i bambini
erano allegri e felici come lui, alcuni erano tristi perché si sentivano
emarginati e non amati, oppure totalmente estranei a quel mondo come se fossero
capitati lì per caso e non per scelta e non sapessero cosa fare senza una
guida. Si dispiacque per questi ma non riusciva a comprendere come fosse
possibile. In fondo era un gioco, anche se complesso, e loro lo avevano scelto
consapevolmente, come potevano essere infelici?
Notò anche che non tutti
gli umani erano come lui o come i suoi genitori, ce n'erano alcuni alla cui
forma mancavano dei pezzi, com'era possibile? Sembrava avessero creato una
forma non completa ma non riusciva a comprendere il perché. «Davvero strano questo
mondo, questa creazione, c'è proprio di tutto, tante cose così diverse nella
forma e quante vibrazioni differenti avverto, basse, alte, tranquille ed
agitate, frequenti o lente, si può realmente imparare tanto qui. Proprio un bel
gioco! Comincio a capire come qualcuno si possa perdere, dimenticando da dove
viene.»
Improvvisamente,
incrociando un altro passeggino come quello su cui era trasportato, il suo
cuore fece un sobbalzo ed i suoi occhi si incantarono alla vista di un
bellissimo e delicato essere luminoso con gli occhi verdi brillanti. Purtroppo
i guidatori di entrambi i passeggini su cui si trovavano proseguirono il loro
cammino e lui perse quella vista meravigliosa e quella vibrazione così
emozionante.
Cominciò a dimenarsi cercando di girarsi per vedere quello che
era appena passato ma non ci riuscì. Allora cominciò a piangere ma i suoi non
capirono, credendo che avesse freddo lo coprirono e poi gli misero in bocca una
cosa molliccia e gommosa, simile a quella del biberon, che lui cominciò, quindi,
a succhiare, sperando che uscisse qualcosa ma, ahimè, non uscì proprio un bel
niente. Deluso ed avvilito provò a piangere di nuovo, allora la sua mamma
cominciò a fare arrivare onde ritmiche al suo passeggino e pian piano lui si
calmò finché alla fine si addormentò.
(parte XV)
Si svegliò tra i ghiacci,
un enorme cristallo usciva dal terreno gelido; l'angioletto era disorientato,
ancora una volta non riusciva a capire cosa stesse succedendo e dove si
trovasse. Si guardò intorno e vide solo un'immensa distesa bianca, poi,
aguzzando la vista, scorse una scia di fumo colorato violazzurro che
fuoriusciva dalla base del cristallo. Si avvicinò un po' e notò che quella
specie di nebbiolina usciva da un piccolissimo varco da cui proveniva anche una
musica celestiale.
Accovacciandosi sul
ghiaccio scrutò l'interno ma non riuscì a vedere nulla a causa del fumo. La
musica lo ammaliava e così decise di avventurarsi ed entrare in quello strano
antro. Era cresciuto ma per fortuna non tanto da impedirgli di passare
attraverso quella minuscola apertura. Si appiattì sulla superficie fredda e scivolosa mettendo le gambe
nella fessura e… op, iniziò a scivolare dentro il cristallo, nelle profondità
della terra.
-
"Aaaaaaaaauuuuuuuh!" - lo scivolo era più ripido del previsto e lui
prese una certa velocità finchè atterrò su un pavimento soffice. «Pfiuuu! Meno male che qui è morbido!»
pensò «Mi sarei davvero fatto male se fosse stato duro come questo cristallo.»
Si alzò e cominciò a guardarsi
intorno. Si trovava in una bellissima sala luminescente di cui non vedeva i
confini perché tutto rifletteva ed emanava una luce dorata che avvolgeva tutto.
Continuava a sentire quella soave vibrazione, quella bellissima musica che
incantava il suo spirito e provò a seguirla. Il pavimento non era solido e lui
faceva fatica a camminare perché ogni suo passo sprofondava un po' e lui
perdeva l'equilibrio. «Accidenti, è impossibile camminare qui!» Infastidito da
quella sensazione di instabilità pensò che sarebbe stato bello galleggiare
piuttosto che camminare affondando ed ecco che subito si ritrovò sospeso a
pochi centimetri dal soffice suolo. Sorpreso ma contento provò a muoversi come
faceva nel cosmo, quando era senza peso e ci riuscì.
Fluttuando così nell'aria
si diresse verso l'origine del suono. Non sapeva dove si trovava perché quel
luogo era senza confini percepibili con gli occhi, vedeva solo luce, fumo e
colori che si susseguivano e che lo avvolgevano. Provò così anche lui
l'esperienza di essere colore nel colore, come aveva tanto desiderato
ascoltando il racconto di Sirio.
«Uaooo, che figata! Essere
luce colorata è davvero fortissimo, ora sono una stella anch'io, lo devo
proprio raccontare a Sirio quando torno. Già, torno, ma come e da dove? Non so
nemmeno dove mi trovo e come sono capitato qui. Eppoi, ho di nuovo una forma
diversa, più grande, e riesco a fare cose che non riuscivo a fare prima. Mah!»
Pensando pensando la luce
diventò sempre più bianca e la musica sempre più intensa. Adesso avvertiva
anche un forte odore di ciambelle appena sfornate ma, riflettè, come faceva a
saperlo? Per quanto si ricordasse non aveva mai mangiato ciambelle e nemmeno le
aveva viste in quella sua breve permanenza in quella densità azzurra chiamata
pianeta Terra.
Quell'aroma però gli fece
venire quell'acquolina in bocca come quando i suoi genitori lo avevano fatto
partecipe del loro pranzo.
La musica stava diventando
assordante e meno soave, quando la nebbiolina colorata si diradò e lui riuscì a
vedere dove era arrivato. Posò i piedi per terra e rimase a bocca aperta,
davanti a lui c'era una lunghissima tavola imbandita attorniata da una
moltitudine di buffi esseri coloratissimi che mangiavano, ridevano, cantavano e
si facevano scherzi a vicenda.
- "FATE SILENZIO!"
- una voce tonante ma gentile sovrastò i canti e le voci dell'allegra
compagnia.
- "Abbiamo un ospite
inatteso."
Tutti si voltarono
incuriositi e stupiti, ed osservarono ammutoliti l'angioletto umano che diventò
rosso per l'imbarazzo. Per un attimo il silenzio fu totale, anche la musica era
cessata, tutto sembrava essere concentrato su quella presenza inaspettata. Il
tempo parve fermarsi, tutto era sospeso ed immobile, si sentiva solo il cuore
dell'angioletto battere all'impazzata. Quasi non respirava, fu solo un minuto
ma gli parve eterno. I piccoletti continuavano a scrutare, affascinati, il
nuovo arrivato e la sua faccia rossa, poi qualcuno si staccò dal tavolo e venne
verso di lui, girandogli intorno e toccandolo.
- "Mmmm, sembra
proprio solido!" - disse l'essere fucsia agli altri, - "Non trovate
che mi somigli, almeno come colore?" - e sorrise, poi, rivolgendosi a lui:
- "Ma chi sei? Da
dove vieni e come sei arrivato qui?"
L'angioletto fece un po'
di fatica a rispondere, era ancora stordito e confuso e non sapeva bene cosa
dire.
- "Veramente non so
proprio come sono arrivato qui. Sono un angioletto, beh ora sono un essere
umano a dire il vero; sono venuto in questo gioco terrestre in cerca di mio
padre, per fargli tornare la memoria. Sapete, anche lui è un angelo, anzi, è
proprio l'angelo che ha creato tutto questo, o tutto quello, cioè, il gioco, il
pianeta denso, insomma, avete capito?"
- "Non
esattamente!" - rispose
l'essere fucsia - "Ma non fa niente, ora sei qui, unisciti a noi, ci
stiamo divertendo un mondo!" -
e lo presero per mano accompagnandolo alla tavola dove era
misteriosamente comparso un posto libero proprio al centro.
- "Okkei,
grazie!" - e si sedette tra quei divertenti e simpatici esseri colorati.
C'erano tanti cibi di
tutte le forme, colori e consistenze e lui fu veramente contento di poter
finalmente assaggiare qualcosa di diverso dal solito nettare, per quanto
ottimo, che gli dava sua madre.
- "Mmmmh, proprio
buoni! Slurp."
Era proprio il paradiso
del palato, non aveva mai provato sensazioni così ed era eccitatissimo. La sua
bocca umana poteva cogliere tutte le sfumature di gusto e consistenza,
piccante, salato, solido, dolce, molliccio, fresco, amaro, aspro, pungente,
liscio, denso, soffice, etc. «Davvero mooooolto interessante! Che bello avere
la possibilità di provare tutto questo. E queste
ciambelle, mamma come sono buone!»
I suoi nuovi amichetti si
prodigavano facendogli assaggiare di tutto e di più, anche le bevande avevano
qualcosa di speciale, sorseggiandole si sentiva euforico e felice.
- "Benvenuto tra
noi." - Ecco che la voce tonante si fece risentire.
- "Ma chi è?" -
chiese l'angioletto rivolgendosi ai piccoli intorno a lui.
- "Hehe, è il nostro
cuoco ed animatore, nonché il nostro migliore amico, lo vuoi conoscere?"
- "Si, certo, mi
piacerebbe, sono molto curioso, uno che crea delle cose così buone e goduriose
dev'essere sicuramente qualcuno con cui è piacevole scambiare l'energia."
Così, come sempre, in due
o tre lo presero per mano e lo accompagnarono al di là di una enorme porta di
cristallo opalino.
(parte XVI)
Un vecchietto arzillo era
seduto accanto a quello che sembrava un grande forno e canticchiava agitando un
lungo cucchiaio di legno. Era simpatico: magro, affusolato, con baffetti grigi
ed un bel sorriso. Muoveva quel cucchiaio su e giù, tracciava dei cerchi o
delle strane figure e l'angioletto notò che ad ogni movimento corrispondeva un
aroma diverso che gli deliziava l'olfatto. Contemporaneamente dalla punta del
cucchiaio si sprigionavano colori che si miscelavano formando leggere nuvolette
multicolori.
«Chissà cosa starà
facendo!» pensò «Non sembra per niente un cuoco.»
Il vecchietto parve udire
i suoi pensieri e disse: "Non tutto è ciò che sembra, o non tutto
corrisponde all'idea che hai nella tua mente. Benvenuto nel mondo
dell'incredibile, dell'inaspettato, dell'insolito."
- "Buongiorno! io
sono un angioletto in forma umana, piacere di conoscerti… come ti chiami?"
- "Harry, mi chiamo
Harry, o Frank se preferisci. Tu come mi vorresti chiamare?"
- "Boh? Non so, non
ce l'hai un nome vero?"
- "Vero, vero, che
vuol dire vero? Ti pare che un nome possa essere 'vero'?"
- "Non so, non ci ho
mai pensato davvero. Sai, è poco tempo che sono qui."
Appena detto questo si
rese conto di aver detto una cosa assurda perché, in realtà, non sapeva proprio
dove fosse questo «qui».
- "Allora angioletto,
vedo che hai già fatto amicizia coi miei piccoli amici multicolore ed hai
apprezzato il pranzo."
- "Si si, a proposito
volevo ringraziare tutti, è stato molto buono, anzi, eccellente, l'ho proprio
gradito e goduto."
I piccoletti colorati,
soddisfatti, sorrisero e batterono le mani, felici e gioiosi di aver fatto
stare bene il loro ospite.
- "Su su, ora
basta" - disse il vecchietto con quella curiosa voce tonante che sembrava
proprio non appartenergli.
- "E tu, vieni qui,
siediti accanto a me e racconta."
- "Che cosa devo
raccontare?"
- "Ma di te, ovvio!
Per prima cosa, come ci hai trovati? Non è da tutti arrivare fin qui, ci
vogliono delle doti particolari, bisogna essere «speciali»."
L'angioletto era un po'
intimidito e non sapeva cosa rispondere, anche perché gli venivano in mente
solo mille domande da fare a quella singolare compagnia: chi erano, dove si
trovavano e cosa facevano esattamente lì, ma tutti lo fissavano attendendo una
risposta.
- "Perdonatemi se mi
sento a disagio, ma non so proprio cosa raccontarvi, non so come sono capitato
qui, anzi là, qui lo so."
Si guardarono tutti con
aria interrogativa e l'angioletto continuò:
- "Quando mi sono
svegliato ero circondato dal ghiaccio e sulla distesa bianca ho notato un
grande cristallo e del fumo colorato che usciva da una piccola apertura per
cui, incuriosito, mi sono avvicinato e sono entrato, sono scivolato giù fino ad
una sala col pavimento soffice e poi ho seguito la musica fino a raggiungervi
qui."
- "Ah, molto
bene!" - disse il vecchietto con voce soddisfatta e non così tonante come
quando dava ordini - "E non hai avuto paura di avventurarti in un luogo ignoto
ed inospitale?"
- "No! A dire il vero
ero solo stupito di trovarmi lì e molto incuriosito."
- "Bene, bene, ama
l'avventura, è coraggioso ed intraprendente" - dissero sottovoce tra loro
gli esseri colorati - "potrebbe essere quello giusto!"
- "Sssssss,
SILENZIO!" - disse il cuoco, questa volta con la voce tonante. Poi,
rivolgendosi all'ospite:
- "E dimmi, cosa ti
aspetti ora?"
- "Mmm, di sapere
qualcosa da voi, sicuramente ne sapete più di me."
- "Che vuoi
sapere?"
- "TUTTO! Chi siete,
cosa fate qui, che posto è questo, per cominciare."
- "Sono tante domande
a cui rispondere e sarà meglio metterci seduti più comodamente su un bel
divano. I miei piccoli amici ti accompagneranno nella sala blu, dove potrai
rilassarti ed ascoltare le risposte sorseggiando una cioccolata calda." -
" Avviatevi voi mentre io finisco quello che stavo preparando quando siete
entrati. Credo che uscirà fuori qualcosa di buono, anzi, di straordinario, per
il nostro ospite." - disse rivolgendosi ai suoi piccoli collaboratori.
Così lo presero nuovamente
per mano in 3 o 4, seguiti da tutti gli altri, e si diressero verso una grande
porta a specchio.
- "Gulp!" -
l'angioletto ebbe un sobbalzo perché nello specchio vide solo la sua immagine
di ragazzino dodicenne circondato solo da un fumo colorato di varie gradazioni
e sfumature, nessun segno dei suoi amichetti. Attonito si guardò le mani tenute
dai piccoletti giallo, verde, arancione e fucsia, che lo guardarono negli occhi
sorridendogli gioiosamente.
A quel punto era veramente
confuso ma decise di lasciarsi andare, senza cercare di capire le cose con la
mente o trovare spiegazioni, decise piuttosto di essere un semplice osservatore
e vedere cosa succedeva, con fiducia e stupore. Presa questa decisione si sentì
di nuovo tranquillo e sereno e sorrise di rimando ai suoi nuovi e misteriosi
amici.
La porta a specchio si
aprì da sola, senza che nessuno la toccasse, e si trovarono in una meravigliosa
sala con la volta sferica ricoperta di cristalli blu-azzurri. Al centro c'era
un enorme divano circolare bianco pieno di soffici cuscini; dai cristalli
usciva una flebile luce che li faceva brillare ed un suono fresco e rilassante,
come di un ruscello di montagna che scorre tra verdi felci e rocce levigate.
- "Accomodati pure
dove preferisci." - dissero i piccoletti.
- "Grazie! Si sta
molto bene qui, c'è una bella atmosfera."
- "Si, è un altro dei
nostri luoghi preferiti, dopo la tavola naturalmente!" - e fecero una
risatina strizzando gli occhietti brillanti e vispi.
L'angioletto si stese su
questo comodissimo divano che sembrava un grandissimo letto ed iniziò a
contemplare la volta azzurra e luccicante. Senza più un pensiero, fuori dal
tempo, si sentiva rilassato ed in pace. «Che meraviglia!» pensò «Come si sta
bene qui, non c'è neanche freddo, anzi, c'è un tepore accogliente e questi miei
amici, qualunque cosa siano, sono proprio affettuosi, teneri e gentili.»
- "Posso farvi una
domanda, ora che il cuoco non c'è?"
- "Certo,
dicci."
- "Cosa stava facendo
con quel cucchiaio di legno quando siamo entrati?"
- "Te lo dirà lui
personalmente, aspetta ancora un po' ed avrai tutte le risposte. Intanto
rilassati e goditi questo posto. Non è magnifico?"
- Si, certo, lo è eccome,
avete ragione. Ora sto zitto e faccio godere anche a voi questa magica
atmosfera, quest'onda lunga ed avvolgente e questa musica so a ve e…"
L'ultima parola si spense
nel rumore dell'acqua, i suoi occhi si chiudevano e la sua energia per tenerli
aperti scomparve. Fu così che cadde in un sonno profondo e senza sogni.
(parte XVII)
Questa volta il risveglio
fu più dolce, senza i soliti dolori interni. Solo non riusciva a capire bene
chi fosse e dove si trovasse, era confuso, il sogno era ancora vivido e non
riusciva a distinguere in quale delle realtà si trovava in quel momento. Lo
capì appena qualcuno lo sollevò e lo baciò sulla guancia.
- "Ecco il mio
piccolo grande amore!" - disse Lily - "Ora facciamo un bel bagnetto e
poi usciamo a fare una passeggiata nel parco, sei contento?"
La sua faccia fece
un'espressione perplessa, non capendo del tutto quello che la sua mamma gli
stava dicendo, ma non se ne preoccupò perché gli arrivavano le solite
vibrazioni d'amore e lui si fidava di quello che sentiva.
Sguazzava nell'acqua con
estremo piacere ed ogni tanto gli venivano in mente pezzi del sogno.
«Mmm, chissà dove sono
stato l'ultima volta, non sono tornato da Sirio! Chissà se tornerò da quelle
buffe creature e dal loro amico cuoco, vorrei proprio scoprire chi erano ma
vorrei anche riabbracciare Sirio e raccontarle tutto, forse lei sa qualcosa di
più da lassù.»
La mamma lo avvolse in un
caldo e morbido abbraccio di spugna giallina bordata di verde acqua. Poi lo
vestì ed uscirono col passeggino. Era una splendida giornata e gli uccellini lo
salutarono allegramente, non c'era solo birdy, ce n'erano tanti altri di
diversi colori e dimensioni. Anche gli alberi del parco lo riconobbero, Pino
aveva parlato loro del suo piccolo amico angioletto e della sua avventura e
così, quando faceva il solito giretto nel parco, loro gli raccontavano storie
per aiutarlo a crescere ed a conoscere i trucchi di questo mondo tutto nuovo
per lui.
Il sole gli scaldava il
volto e lui era felice, gli piaceva molto il sole! Riusciva a muoversi molto
meglio ora, a coordinare i movimenti e notava molte più cose. La mamma lo
portava spesso al parco dove incontrava tanti altri bambini come lui ma con
nessuno sentì più quella scossa al cuore che aveva avuto quel giorno,
incrociando lo sguardo dagli occhi verdi di quell'essere dolce e luminoso.
«Chissà se lo incontrerò
mai più, che bella energia che emanava, simile a quella della mia mamma. In
effetti ho appreso che ci sono due tipi predominanti di energie, molto distinte
qui, non come da noi, una è forte ed una delicata, come quelle dei miei
genitori, anche tra i piccoli sono così ma con meno differenze. Ah-ha, forse
quella che ho incontrato è una "piccola"!»
Sorrise all'idea che anche
qui avrebbe potuto avere delle amiche, in forma umana questa volta!
Arrivati ad una radura
d'erba, sua madre stese una coperta sul prato e lo mise a sedere in mezzo,
accanto a tanti oggetti coi quali si divertiva a giocare. Una palla fluffosa e
colorata era la sua preferita, quando la muoveva un campanellino interno
suonava, inoltre era morbida e soffice al tatto.
Ad un tratto gli scivolò
lontano ma gliela riportò, tenendola in bocca, un curioso essere peloso con
lunghe orecchie che arrivavano fino a terra. La posò sulla coperta proprio
accanto a lui, sfiorandogli la mano.
«Uh! Che naso umido e
freddo che ha! E che occhioni!» pensò.
Fece per accarezzargli il
muso e lui, per l'eccitazione, lo urtò facendolo cadere sdraiato sulla schiena.
La mamma si preoccupò un
po' ma poi vide che stavano giocando e che Marc rideva a crepapelle e così
lasciò che continuassero. Presto, però, arrivò un'altra mamma col suo piccolo
nel passeggino a riprendere quell'essere peloso.
- "Perdonate il mio
cane!" - disse - "Gli piace molto inseguire le palle ed è un
giocherellone coi bambini."
- "Lo vedo," -
rispose Lily - "a mio figlio piace molto, si stanno divertendo."
- "Si, anche col mio
gioca sempre."
Le due mamme rimasero a
chiacchierare per un po', avevano messo accanto a lui anche l'altro bambino, un
po' più grande di lui, così poté toccare un altro piccolo essere umano ma,
stranamente, faceva fatica a comunicare con lui col pensiero, era come se fosse
un po' addormentato o assente.
«Mah! Strani questi umani,
tutti così diversi tra loro! Non c'è proprio un modello comune, è difficile
rapportarsi.» In ogni caso poteva almeno giocare e scambiare qualche versetto,
cercando di parlare.
Il sole era alto ormai e
le mamme decisero che era l'ora della pappa. Lui ebbe il solito biberon ma
questa volta il liquido era un po' più denso e con un sapore nuovo, più buono
in verità, ma la cosa che lo stupì fu che l'altro bambino non aveva il biberon,
sua mamma gli stava dando qualcosa di colorato e semisolido che a lui piaceva
molto, ed usava lo stesso attrezzo che usavano i suoi per mangiare a tavola.
«Ecco di nuovo quell'acquolina
che mi viene in bocca, chissà perché?» Fu allora che si ricordò del buon
pranzetto e delle deliziose ciambelle mangiate nel sogno e cucinate dal
simpatico vecchietto, il misterioso cuoco. «Mmmmmh, slurp, che voglia! Ma
quando comincerò anch'io a mangiare così?»
Fatto questo pensiero una
risposta arrivò alla sua mente dalla quercia sotto la quale si trovavano.
- "Ancora un poco,
non preoccuparti, devi crescere ancora un po', mettere qualche dentino e
comincerai ad assaggiare anche tu qualcosa di solido, per ora accontentati di
questo nuovo miscuglio di latte e biscotti."
- "E tu, che ne
sai?" - rispose mentalmente l'angioletto.
- "Quanti bambini
pensi che abbia visto stendersi qui sotto di me, giocare e mangiare, in tutta
la mia vita? Proprio tanti!"
- "Ah già,
dimenticavo, voi conservate la memoria del mondo e ve la tramandate."
- "Beh, in parte. C'è
qualcun altro che conserva proprio tutta tutta la memoria del mondo e
dell'umanità, forse lo incontrerai e te lo dirà."
- "Su, dimmi, chi
è?"
- "Non voglio
toglierti la sorpresa, sono sicuro che vi incontrerete!"
- "Va bene, c'è così
tatto da scoprire e da imparare! Ci vuole davvero moltissimo del vostro tempo,
tutto è lento qui."
- "Perché così puoi
apprezzare tutte le cose, anche le più piccole, con estrema attenzione. E poi,
se ci fai caso, quando osservi le cose con totale attenzione, il tempo
svanisce."
- "Si, si, è vero! Mi
è capitato di perdermi osservando quello che mi circondava e che mi incuriosiva
talmente che proprio non facevo caso al tempo che passava."
- "Ecco, vedi, è
proprio questo il segreto che molti dimenticano qui, vivere il momento
pienamente, con la massima attenzione, senza preoccuparsi né del prima né del
dopo perché, come da voi là fuori, non esistono - fin quando non ci
pensi."
- "Grazie, lo terrò a
mente. Ora ti saluto, vedo che ci stanno per riportare a casa."
- "Ciao amico mio,
salutami Pino."
- "Certamente!"
– E così mamma e figlio si avviarono sul viale alberato che li avrebbe
ricondotti a casa.
(parte XVIII)
Ancora una volta si
ritrovò da Sirio. L'ultima cosa che ricordava era il viale alberato, poi,
pluff, eccolo di nuovo nello spazio blu accanto alla sua amica stella.
- "Ciao angioletto,
finalmente! Ma dove sei stato? Questa cosa dell'avventura sulla Terra sta
diventando complicata. Vieni qui, fatti abbracciare!"
Si strinsero forte, a
lungo, miscelando le loro energie e vibrazioni in una intensa onda di Amore.
- "Ciao bella! Sai,
laggiù succedono cose strane, un po' fuori dal mio controllo. L'ultima volta mi
sono ritrovato tra i ghiacci."
- "Tra i ghiacci?
Come?"
- "Non so bene, è
stato come quella volta, quando mi sono trovato su un prato, dove ho incontrato
la volpe, ricordi?"
- "Più o meno."
- "Anche qui ero
cresciuto, avevo circa 12 anni terrestri ed ho vissuto una straordinaria
avventura, ma non l'ho terminata perché, come la volta scorsa, mi sono
addormentato - o svegliato, dipende dai punti di vista - sul più bello. Chissà
se posso tornare là, mi piacerebbe continuare quella storia."
- "Chissà, magari ci
riesci, prova ad addormentarti pensando a quello."
- "Si, proverò."
- "Ma intanto
raccontamela, non mi lasciare in sospeso!" - disse Sirio incuriosita.
L'angioletto raccontò
tutta la sua storia alla sua amica, incuriosita ma anche un po' invidiosa di
tutte quelle cose emozionanti che lui stava vivendo; ma lo amava ed era felice
per lui ed avrebbe tanto voluto condividere con lui quelle esperienze, ma
sapeva di non poterlo fare. L'angioletto finì il suo racconto.
- "Ah, bello! Così
ora anche tu sai cosa si prova ad essere 'colore'. È una bella coincidenza che
abbiamo fatto quasi contemporaneamente la stessa esperienza, vero?"
- "Si, davvero
particolare."
- "E poi? Quando sei
tornato piccolo, hai fatto qualcosa di bello, incontrato qualche nuovo
amico?"
- "Siii, sono andato
al parco con la mamma, ho parlato con una vecchia quercia ed ho toccato un
buffo e peloso essere a quattro zampe che mi ha riportato la mia palla
colorata. Ho giocato con lui e con un altro piccolo umano, un po' più grande di
me; lo so perché mangiava cose più buone, anche se non proprio come quelle nei
ghiacci!
Con loro mi sono divertito
molto, è stato proprio prima di arrivare qui."
- "Bene, bene! Ed hai
avuto qualche indizio su come trovare tuo padre?"
- "No, non ho avuto
modo di fare indagini; sai, sono ancora troppo piccolo, a stento controllo i
miei movimenti e ancora non parlo e non comunico con gli esseri umani
adulti."
- "Si, ma hai parlato
con molti amici vecchi e saggi, non ti hanno aiutato o detto qualcosa?"
- "Non ancora! Però
ho notato ed imparato tante cose nuove. Per esempio che gli umani non sono
tutti uguali, nemmeno nella forma; le vibrazioni poi, sono molto diverse,
alcune sono molto basse e pesanti, altre più leggere e con una frequenza così
alta che fa apparire luminoso chi vibra così."
Dicendo questo gli venne
in mente quell'incontro che gli aveva fatto tanto battere il cuore, anche se
era durato un istante, ma non sapeva se confidarlo alla sua amica, non voleva
che si preoccupasse o si sentisse esclusa. Alla fine decise di dirglielo.
- "A questo
proposito, sai che ho incontrato un essere davvero luminoso, quasi come te;
aveva un'energia simile a quella della mia mamma. Devi sapere che ci sono due
energie molto distinte laggiù, una forte ed intensa ed una delicata e soave,
proprio come quelle dei miei genitori terrestri. Qui da noi queste energie sono
miscelate perfettamente ed appartengono a tutti, senza distinzioni. Direi che
quella che ho avvertito era di una bambina."
Sirio avvertì uno strano
disagio, sentiva che quell'avventura stava diventando più coinvolgente del
previsto - e quindi pericolosa - ed ebbe un fremito all'idea che avrebbe potuto
perderlo come lui aveva perso suo padre, intrappolato nel gioco che lui stesso
aveva creato.
- "Stai sempre
attento a non dimenticare chi sei?" - gli disse con una leggera
apprensione.
- "Si, si, so chi
sono e perché sono qui, anzi, là. A volte le avventure mi coinvolgono ed alcune
non so spiegarmele ma, mi fido di me e del mio intuito, oltre ad essere sicuro
del mio intento, e poi ci sei tu, no?"
- "Non so più se sarà
sufficiente essere quassù nel cielo blu e brillare, perché dovresti sempre e
comunque ricordarti che io sono quassù ed alzare lo sguardo. E se dimenticassi anche
questo?"
- "Spero di no! Su,
dai, non essere pessimista, non preoccuparti, vedrai che me la caverò; ho tanti
amici che conoscono quello che sono andato a fare, vedrai che mi aiuteranno
anche loro."
- "Va bene, ci conto,
anche tua madre è un po' pensierosa, è qualche tempo che non ha più notizie di
te, solo voci che girano tra le galassie. Vuoi che le porti un messaggio?"
- "Si, per favore,
dille che va tutto bene, che la amo e che le riporterò mio padre. Dalle un
abbraccio da parte mia e magari raccontale le mie storie, sono così diverse da
quelle vissute nello spazio profondo che sicuramente le piaceranno."
- "Okkei, lo farò. Ma
ora abbracciami di nuovo, voglio stringerti forte tra le mie braccia, godere
ancora un po' della tua bella energia."
L'angioletto abbracciò
forte Sirio ed avvertì una strana sensazione, un tremito in lei che non riuscì
a definire bene, era qualcosa che non aveva mai sentito quando stava con lei,
qualcosa che non la faceva stare serena ed essere leggera e luminosa come prima.
Si dispiacque perché amava talmente la sua amica che la voleva vedere e sentire
sempre allegra e brillante, ma capiva che per chi non era coinvolto in
quell'avventura era difficile comprendere cosa stesse vivendo ed avere fiducia.
Del resto a molti era capitato di perdersi e l'apprensione di Sirio era
giustificata.
- "Sù, mia cara, non
preoccuparti, tornerò presto, non perdere la fiducia in me altrimenti come
farò?"
- "Hai ragione,
perdonami, è che mi manchi tanto quando non riesco a percepire la tua energia;
quella densità molto spesso mi impedisce di vederti e di seguirti e così ti
perdo."
- "Anch'io non riesco
sempre a vederti, nemmeno se sono all'aperto, di sera, perché a volte ci sono
le nuvole ed il cielo è tutto coperto. Su quel pianeta anche quello cambia, il
cielo non è mai lo stesso come qui, ed è un vero spettacolo. La prossima volta
ti racconterò anche di questo. Ora vado, i miei si staranno chiedendo come mai
dormo tanto! - e fece un sorriso a
questo pensiero.
«Tutti si preoccupano di
me, è una strana sensazione, ma piacevole, vuol dire che mi vogliono bene»
pensò. Poi, baciò sulla guancia la sua amica del cuore e scomparve alla sua
vista.
Sirio sospirò e poi
scomparve anche lei. In un battibaleno fu dalla mamma del suo amico, per
rassicurarla ed abbracciarla, e raccontarle quelle straordinarie avventure che
lei fu ben felice di ascoltare, dopo aver ricambiato il caloroso abbraccio di
quella meravigliosa stella.
(parte XIX)
Il tempo passava e l'angioletto
cresceva e diventava sempre più esperto in quella forma umana così densa e
pesante. Aveva imparato a camminare, a correre addirittura, ed anche a
comunicare con le parole e si divertiva un mondo. Era tutto talmente intenso ed
eccitante, non avrebbe mai immaginato che gli sarebbe piaciuto così tanto! Era
così coinvolto e stupito che andava da Sirio sempre meno. Preferiva vivere la
doppia dimensione del sogno, per continuare ad apprendere e conoscere cose
nuove, era convinto che così la sua ricerca sarebbe stata più facile ed avrebbe
trovato suo padre più rapidamente. Ma non fu così. Pian piano si accorse che
quel gioco chiamato Terra, era molto più vasto e complicato ed affascinante di
quanto credesse, e lui era sempre assetato di nuove esperienze.
«Ora capisco pienamente
mio padre, questo gioco è davvero come una droga, una volta iniziato è
difficile smettere, c'è così tanto da conoscere che ci vorrebbero millenni qui
sulla Terra, in questa dimensione dove esiste il tempo. Chissà se riesco a
trovare un modo per accelerare le cose qui.»
Così pensando gli ritornò
alla mente quello strano incontro notturno, avuto molti anni prima in un sogno,
quando si era trovato all'interno del cristallo tra i ghiacci col buffo cuoco
ed i suoi piccoli amici colorati.
«Ah, ecco, forse loro mi
possono aiutare, sembravano essere fuori da questo tempo e sapevano molte cose.
Già, ma come arrivarci! L'altra volta era capitato per caso, non so proprio
come fare. Magari la prossima volta che questo corpo si addormenta vado a chiederlo
a Sirio.»
E così fece. Sirio non era
molto esperta di sogni e girovagò in tutto l'universo in cerca di una risposta,
chiedendo aiuto ai più saggi, finché si ritrovò dove tutto era iniziato, dal
Grande Sole Centrale. Lì pose la sua domanda ed una risposta giunse alla sua
mente:
- "È facile, come
sempre, deve solo concentrarsi su questo suo desiderio mentre si sta
addormentando o poco prima. Ma il tuo amico deve proprio essere determinato e
convinto di quello che vuole fare, immaginando ogni dettaglio."
- "Va bene, grazie
del prezioso consiglio." - disse Sirio - "Glielo riferirò." - ed
in un lampo, pensando al suo amico angioletto, fu accanto a lui.
- "Allora mio caro,
questa è la risposta che ho avuto nientemeno che dal Grande Sole
Centrale." - e gli riferì quanto aveva appena appreso.
- "Seeee, sembra
facile! A voi, ma laggiù è tutto molto più complicato, comunque grazie, seguirò
questo consiglio e ti farò sapere. Come sempre sei un'amica fantastica!"
- "Si, ma tu torna un
po' più spesso da me, mi annoio a stare sempre qui ad aspettarti!"
- "Ma come! Non sei
contenta di brillare per tutti quelli che stanno facendo questo gioco laggiù?
Sei un gran conforto lo sai? No, tu non sai quanto! Quando qualcuno si sente
afflitto, e solo e scollegato da tutto il resto, basta che alzi gli occhi al
cielo e ti veda che già si sente meglio, un po' meno solo."
- "Meraviglioso! Hai
ragione, ciò che importa di più è brillare, questo dovrebbe bastarmi, ma essere
fusa con te mi fa splendere ancora di più." - Si sorrisero a vicenda e si
strinsero forte.
- "Grazie amica mia,
sei un tesoro!" - E si lasciarono ancora una volta.
L'angioletto tornò alla
sua forma densa, con cui adesso aveva dimestichezza e nella quale si sentiva
bene, e decise di andare fuori a fare un giro in bicicletta nel parco, per
chiacchierare coi suoi vecchi amici alberi. Tornò dalla sua amica quercia e le
confidò i suoi propositi. Adesso usava la voce e le parole per comunicare, ma
ancora riusciva a sentire, nella mente e nel cuore, ciò che la natura gli
rispondeva ed era felice per questo.
La quercia ed il pino gli
parlavano di terre lontane, al di là del mare, dove esistevano altri esseri
umani di tante culture diverse, come diversa era la natura di quei luoghi.
Tutti questi racconti gli facevano venire voglia di andare via, viaggiare,
esplorare, conoscere, sperimentare, ma era ancora un ragazzo ed i suoi genitori
non glielo avrebbero permesso. Doveva assolutamente trovare il modo di crescere
più in fretta.
Così quella sera, prima di
addormentarsi, seguì il consiglio che gli aveva riportato Sirio. Si concentrò
su quello che ricordava di quel viaggio straordinario tra i ghiacci, cercando
di riportare alla mente ogni dettaglio e facendo il proposito di andare di
nuovo là, per incontrare gli amici colorati ed il loro cuoco. Mentre stava
ricordando tutti i cibi gustosi che aveva assaporato, per un attimo avvertì
anche il profumo delle ciambelle appena sfornate. Si dimenticò di immaginare e
ricordare altro, e seguì questo delizioso aroma.
- "Mmmmm, che
buono!" - pensò ad alta voce
- "E che bella sensazione di calore, di amicizia e di conforto! Come
vorrei assaggiarne una!"
- "Prego,
accomodati!"
Una voce lo fece
sobbalzare e lui aprì gli occhi. Con immenso stupore si accorse di avere
davanti a sè un piatto pieno di fragranti ciambelle.
- "Ma… come…" -
si girò e vide tutti i suoi amichetti colorati che lo guardavano divertiti
sorridendogli.
- "Bentornato! Qual
buon vento ti porta?"
- "Evviva, ce l'ho
fatta!" - esultò l'angioletto e corse ad abbracciare in gruppo i suoi
piccoli amici.
- "È bello essere qui
di nuovo, c'è aria di casa."
- "È bello riaverti
qui, non pensavamo che ce l'avresti fatta a tornare, nessuno ci riesce, sei
stato proprio bravo, ma come hai fatto?"
- "Ho dei validi
aiuti e degli amici fidati!" - rispose compiaciuto.
- "Bene, bene, gli
amici sono preziosi, più delle ciambelle, anche se pure quelle aiutano!"
- e scoppiarono a ridere in coro.
- "Sei arrivato giusto in tempo! Hahaha, in tempo dove il tempo non esiste,
è sempre in tempo!"
- "Già, qui pare sia
così; in tempo per cosa, comunque?"
- "Una grande festa
per l'amico ritrovato, ovviamente! Il cuoco sarà bene felice di preparare
qualcosa di speciale per te. Andiamo a dargli la bella notizia!"
E si avviarono verso la grande
porta di cristallo opalino prendendo l'angioletto per mano in due o tre, come
al solito, mentre tutti gli altri lo avvolgevano circondandolo da ogni parte.
- "Si, andiamo, sono
felice di rivedere il buffo vecchietto."
- "Vecchietto? Non ti
far scappare questa parola in sua presenza, è l'unica cosa che lo fa infuriare,
dare un 'tempo' alle persone. Anche lui sarà contento di vederti, parlava molto
di te dopo che te n'eri andato senza salutarlo; sembrava che avesse perso
l'occasione per dirti una cosa molto importante."
- "Davvero?"
- "Si."
- "E cosa? Se posso
chiedere."
- "E chi lo sa! Lui
ha i suoi segreti… - come noi abbiamo i nostri!" - dissero in coro
sogghignando - " e ci rispettiamo a vicenda non chiedendo niente che non
esca spontaneamente per essere condiviso."
- "Ok, ora
entriamo." - e spalancarono
l'enorme porta che li separava dalla grande cucina.
(parte XX)
L'angioletto decise che
era giunto il momento di agire. Si vestì, preparò le sue cose, le infilò in uno
zaino, scrisse un biglietto ai suoi genitori terrestri ed uscì, lasciandosi
alle spalle tutto quello che l'aveva portato ad essere tutto quello che era
diventato, un ragazzo dolce, risoluto ed ottimista.
I suoi genitori sapevano
che, prima o poi, sarebbe arrivato quel giorno, ne avevano parlato quando,
notando qualcosa di particolare in
lui, di speciale, gli avevano fatto delle domande. Lui aveva risposto
sinceramente, perché si fidava dei suoi genitori "adottivi" ed era
riuscito a conservare la memoria di chi fosse e della sua missione sul pianeta
azzurro.
Quindi andava via sereno,
sapendo di avere l'appoggio della sua famiglia. In ogni caso, anche se poteva
immaginare il vuoto che lasciava in quella casa, lo consolava il fatto che Lili
e Ben non rimanevano soli perché, qualche anno dopo di lui, era nata una
bellissima bambina, sua sorella Karen, con cui aveva avuto uno splendido
rapporto di affetto ed amicizia, ed il piccolo David, suo fratello minore,
allegro e divertente, davvero un'esplosione di buon umore ed allegria.
Anche a lui sarebbe
mancata la sua famiglia, anche se la portava nel cuore, ma non poteva
dimenticare il motivo per cui aveva fatto quel viaggio in quella creazione
densa: riportare a casa suo padre.
Sirio gli era sempre stata
vicina come poteva, brillando a distanza e confortandolo di notte, nei sogni e,
per fortuna, il suo "tempo" non era come quello terrestre per cui non
doveva aspettare molto prima di rivederlo ogni volta.
Lui le raccontava il suo
diario, le sue esperienze, le avventure e le emozioni, così a lei sembrava di
viverle insieme a lui, pur non riuscendo a cogliere completamente ciò che
significavano per lui, perché viverle con i sensi ed un corpo solido era tutta
un'altra cosa.
L'angioletto si incamminò
non sapendo bene che direzione prendere, era fiducioso che il suo intuito
l'avrebbe guidato nella giusta direzione e che il cielo gli avrebbe mandato i
segnali giusti da seguire per arrivare alla meta.
Si avviò quindi, a cuor
leggero verso ovest, puntando la mare. Aveva poche provviste ma tanti piccoli
amici magici con cui aveva fatto amicizia negli anni e che sapevano del suo
intento, così era tranquillo, certo che non gli sarebbe mai mancato nulla.
Lasciò la città rumorosa e
si diresse verso un bosco. Lì poteva chiedere ai suoi amici millenari le
informazioni che gli servivano e poteva trovare un posto sicuro e confortevole
in cui passare la notte.
Arrivò alla radura che
precedeva il grande bosco e decise di godere del sole, dell'aria e del verde,
sdraiandosi in mezzo all'erba puntinata di fiori bianchi. Era l'inizio della
primavera e si avvertiva chiaramente l'eccitazione della natura, gli insetti
operosi, i fiori desiderosi di mostrarsi in tutto il loro splendore, le tenere
foglie che si spiegavano al sole primaverile col loro bel colore verde
brillante.
Tutto era perfetto, come
sempre, e Marc assaporava ogni istante di quel meraviglioso viaggio terrestre,
sempre con curiosità e stupore; la natura non finiva mai di sorprenderlo e lui
l'amava come una seconda, o terza, mamma.
Steso così al sole,
osservando le nuvole passare, i suoi ricordi andarono al suo primo incontro con
le farfalle, Vanessa e le sue sorelle non c'erano più da tanto tempo, ma lui
aveva continuato a fare amicizia con le loro discendenti e proprio una di
queste si posò sul suo naso.
- "Ciao Marc! Che ci
fai così lontano da casa?"
- "Ciao Serena, come
stai? Ho deciso di intraprendere il mio viaggio, tu sai quale, vero?"
- "Si, lo so, ormai
lo sanno tutti qui, tranne gli umani! (hehe) Bene, bene, bella giornata per
cominciare! Hai bisogno di qualcosa?"
- "Ti ringrazio, per
ora no. Però potresti - se ti va - fare un giretto ed andare ad avvertire i
miei amici del bosco che sto arrivando."
- "Si, certo, con
molto piacere."
- "Grazie! Come sei bella,
sempre di più, direi."
- "Suvvia, mi fai
arrossire, se non lo fossi già abbastanza! Anche tu sei bello, hai una
bellissima luce arcobaleno che ti circonda, è uno spettacolo vederti. Posso
stare ancora un po' qui? Mi piace la tua luce e mi fa stare bene."
- "Sei la benvenuta!
Vieni qui, stai sulla mia mano."
E così Serena si posò
sulla mano di Marc e restarono entrambi in silenzio a godere del sole, della
brezza e del profumo del prato.
Dopo un po' a Marc venne
fame e sgranocchiò un po' di pane e formaggio prima di rimettersi in cammino.
Salutò la sua piccola amica colorata e si avviò verso il bosco. Serena lo
precedette svolazzando in quel suo buffo modo.
IL bosco era in cima ad
una collina e, prima di entrarvi, Marc si voltò indietro ad ammirare e dare un
ultimo saluto alla cittadina che l'aveva cresciuto e dove aveva iniziato a
parlare e camminare, dove aveva fatto le
prime amicizie e vissuto le prime delusioni. Tutto sommato però, ne
serbava un buon ricordo.
Si sentiva felice ed
eccitato e ringraziò il sole e la città, benedicendo tutti.
Entrato nel bosco fu
subito accolto calorosamente. Gli alberi erano stati avvertiti da Sindy, così
chiamavano Serena, e lo stavano aspettando. Anche i folletti del bosco lo
aspettavano e stavano preparandogli un comodo giaciglio alla base di un grosso
albero, tra le possenti radici che formavano una specie di letto. Avevano
accumulato molte foglie e soffici muschi, e raccolto bacche e semi per fargli
fare uno spuntino.
- "Ma… grazie! Siete
molto gentili e premurosi, come sempre."
Eh sì, davvero premurosi,
erano abituati a prendersi cura del bosco e dei suoi abitanti e per loro era
una cosa naturale, erano contenti di farlo e davvero soddisfatti di fare bene
il loro lavoro per rendere gradevole la vita degli altri. In compenso vivevano
in armonia con tutto e tutti, nutrendosi dei frutti della natura e di quello
che potevano lasciare gli umani, volontariamente o involontariamente.
Ma non c'erano molti umani
che sapevano della loro esistenza, perché bisognava avere un cuore grande ed
una immaginazione fuori dal comune. I bambini erano quelli che ci riuscivano
meglio ma, crescendo - non si sa come mai né perché - perdevano questa abilità
ed il loro cuore si chiudeva via via, fino a che non credevano più a niente di
magico. Un vero peccato perché la vita era senz'altro più ricca e stupefacente
avendo il cuore aperto e l'immaginazione vivace.
Marc raccolse delle pietre
con l'aiuto dei suoi piccoli amici e chiese il permesso di accendere un fuoco,
perché era ancora l'inizio della primavera e la notte faceva freddo.
Così i folletti gli
portarono dei legni secchi e l'angioletto accese un focherello. Si sedettero
tutti in cerchio attorno alla fonte di calore e fecero il gioco di descrivere
quello che vedevano nel disegno delle fiamme. Era una cosa che li divertiva
sempre e sviluppava l'attenzione e la creatività.
Alla fine mangiarono e
bevvero qualcosa, poi Marc si infilò nel suo sacco a pelo, salutò i suoi amici
e si sdraiò nel giaciglio preparato per lui, sotto la volta stellata che faceva
capolino tra le fronde del grande albero ai cui piedi si addormentò, cullato
dalla ninna nanna dei grilli e dei gufi.
(parte XXI)
Sognando sognando, d'un
colpo si ritrovò di nuovo dai suoi amici colorati. Era impaziente di sapere
dove l'avrebbero condotto, ma si fidava ed era tranquillo.
Uscirono di soppiatto,
senza che il grande vecchio facesse in tempo ad accorgersene - quella era una
missione segreta e nessuno doveva saperlo, neanche il loro saggio amico.
Si incamminarono su per i
cunicoli di cristallo ed uscirono in un grande spazio verde, almeno, così
sembrava all'angioletto! In effetti non erano usciti affatto, ma erano giunti
in una grande e luminosissima grotta di alabastro e lo spiazzo verde era
formato da un enorme smeraldo che affiorava a pelo d'acqua, un'acqua così
cristallina che si faceva fatica a vederla. Si avvicinarono alla fonte ed uno
dei colorati amici, il viola per l'esattezza, si chinò, come a cercare
qualcosa, ed alla fine mosse un cristallo completamente trasparente, a forma
trapezoidale, e lo smeraldo si sollevò dalla superficie dell'acqua, in modo che
poterono comodamente salirvi sopra.
- "Wow! È proprio
stupendo! Non avevo mai visto una cosa simile, e poi, così grande! A cosa
serve?" - chiese incuriosito l'angioletto.
- "Aspetta e vedrai,
ci sono cose stupefacenti qui sotto."
- "Lo vedo, lo
vedo!"
La luce era davvero
abbagliante l'angioletto non riusciva a vedere cosa ci fosse in fondo a quella
grotta, dall'altro lato dello smeraldo. I piccoletti lo presero per mano a due
a due e lo condussero attraverso uno stretto passaggio che costeggiava il
grande cristallo, fino ad arrivare dal lato opposto dove, meraviglia delle
meraviglie, c'era una splendida creatura avvolta da una luce dorata e
circondata da altre piccole creature svolazzanti, di tutti i colori pastello.
- "Salve principessa!
Ti abbiamo portato un ospite."
- "Salve piccoli
cobol! Lo vedo, è molto simpatico e carino, chi è?"
- "È un umano e un
angioletto, un angioletto umano." - ripose lilla facendo un po' di
confusione.
- "Benvenuto…! Ce
l'hai un nome?"
- "Si altezza, qui,
su questo pianeta, mi chiamano Marc."
- "Benvenuto Marc,
cosa posso fare per te?"
- "Mmmmm, non saprei,
tu chi sei e cosa fai?"
- "Hehehe!"
- La principessa ed i piccoli
amici fecero una risatina a quella domanda.
- "Io sono… vediamo,
come si può spiegare. Io sono… noooo, mi sa che è troppo difficile da dire a
parole, ma se ti avvicini te lo mostrerò."
Così l'angioletto le si
avvicinò e notò che, da vicino, non aveva i contorni ben definiti, era come se
fosse… gassosa, semisolida.
- "Bene, vieni qui,
metti le mani sulle mie."
«Uhm!» pensò l'angioletto
«è difficile vedere queste mani!»
Ma la principessa afferrò
le sue e lui sentì come un brivido corrergli lungo la schiena. Provò una
sensazione di fresco e poi, puff! si ritrovò in una valle verdissima, piena di
fiorellini bianchi e gialli. La grotta, gli amici e la principessa erano
scomparsi e lui non sapeva proprio che fare, né dove si trovasse. Comunque il
posto era tranquillo, c'era una bell'aria tiepida ed il cielo era azzurro.
Decise di incamminarsi verso una piccola casa che si trovava più giù, lungo il
ruscello ai piedi della collina su cui si trovava.
Fischiettando percorse il
sentiero che conduceva a valle e lungo il cammino ascoltò il canto delle cicale
e dei grilli che lo accompagnarono lungo tutto il percorso; anche le farfalle e
le coccinelle gli diedero il benvenuto e lo seguirono a valle. Giunto vicino
alla casa notò che c'era uno strano silenzio, tutto sembrava sospeso in una
bolla senza tempo né spazio.
Aprì la staccionata e si
avviò verso la porta. Stava per bussare quando questa si aprì. Lui fece un
balzo indietro per la sorpresa ma poi si avvicinò per scrutare nell'intero
oscuro.
L'atmosfera era soave,
c'era un bel profumo di pane appena sfornato e la tavola era apparecchiata per
4 persone. Sempre più incuriosito, decise di entrare e, come fece il primo
passo, qualcosa gli passò in mezzo alle gambe correndo fuori. Si girò e vide un
gatto nero a macchie blu, che si nascose dietro i ciocchi di legno accatastati
nel giardino, continuando da lì ad osservarlo. Capì che era stato il gatto ad
aprire la porta e decise di bussare comunque, anche se la porta era già aperta.
- "Toc, toc! C'è
nessuno?"
Silenzio.
- "C'è qualcuno in
casa?" - ripetè alzando la
voce.
Udì dei passi, qualcuno
stava scendendo le scale di legno che portavano al piano superiore.
- "Chi c'è?" -
rispose una vocina.
- "Sono un
forestiero, passavo di qui per caso ed ho deciso di fermarmi a vedere se c'era
qualcuno a cui chiedere informazioni."
Una bambina comparve sulle
scale, aveva i capelli rossi e le lentiggini, ed indossava un buffo grembiule
blu, molto più grande della sua misura, e degli zoccoli di legno.
- "Ciao!" -
disse - "Siediti, vuoi pranzare con noi?"
- "Beh, non so…"
- "Dai, su, se sei
capitato qui a quest'ora vuol dire che devi restare. In effetti ti
aspettavamo!" - disse la bambina sorridendo.
- "Come! Mi
aspettavate?! - rispose l'angioletto confuso ed imbarazzato. Sembrava che in
quella storia lui fosse l'unico all'oscuro di tutto.
- "Suvvia, siediti e
racconta cosa ci fai qui."
L'angioletto si sedette a
tavola e così fece la bambina. Lui si domandava per chi fossero gli altri due
posti preparati a tavola, ma non disse niente.
- "Allora, dimmi,
come mai da queste parti?"
- "Veramente non so
nemmeno quali parti siano, mi sono ritrovato, come per magia, sulla cima della
collina, ma davvero non so dove mi trovo."
- "E prima? Cosa
stavi facendo prima, dormivi forse?" - chiese la bambina sorridendo.
L'angioletto ci pensò un
attimo e realizzò che sì, stava dormendo, ma ora? Era tutto un gran casino,
stava ancora sognando? Certo che si, ma era cosciente? La bambina guardò il suo
viso perplesso ed aggiunse:
- "Su, non farti
troppe domande, dimmi solo cosa ricordi del momento prima che ti ritrovassi
qui."
Cos' l'angioletto le
raccontò della principessa e degli amici colorati, della grotta di cristallo e
dello smeraldo.
- "Quindi sei qui per
sapere chi è la principessa e cosa può fare per te!"
- "Penso di si,
almeno così ha detto poco prima di prendermi le mani."
- "Bene! E non
ricordi niente del… viaggio?"
- "Quale
viaggio?"
- "Quello che hai
fatto per arrivare qui."
- "Veramente,
no!"
- "Dai, concentrati,
vedrai che qualcosa ti ricordi."
L'angioletto non aveva
voglia di contraddire la sua giovane ospite, così gentile, e decise di fare un
tentativo. Chiuse gli occhi e cercò di andare con la memoria alla sensazione
gelida che aveva provato poco prima di ritrovarsi lì; ma non riusciva a
ricordare nulla di quel momento.
- "Mentre tu ti
concentri, io vado a scaldare la minestra; tra poco arriveranno altri ospiti e
non sarai più tranquillo ed in silenzio."
- “Va bene!” - annuì
l'angioletto, e ritornò al suo ultimo ricordo, facendo attenzione e
cercando di ricordare ogni istante.
cercando di ricordare ogni istante.
(parte XXII)
Si svegliò al cinguettìo
degli uccelli alle prime luci dell'alba. Aveva riposato bene e si sentiva
pronto a ricominciare la sua avventura alla scoperta del mondo ed alla caccia
di indizi utili per ritrovare suo padre. Si ricordò del sogno appena fatto e
scrollò le spalle, un po' deluso, per averlo interrotto l'ennesima volta senza
aver scoperto nulla, un po' stanco di quel sogno che andava per le lunghe,
anche se era incuriosito dai nuovi risvolti. Certo, ancora non aveva avuto le
risposte che cercava, ma aveva imparato ad avere pazienza, che le cose avevano
il loro proprio tempo per accadere su quel pianeta ed era sempre il momento
giusto.
- "Ben
svegliato!" - una voce lo distolse dai suoi pensieri - "Hai dormito
bene?"
- "Benissimo, grazie!
Ho fatto ancora quel mio sogno. Incredibile! Sono anni ormai che continua, come
un romanzo a puntate, anche se era passato davvero tanto tempo dall'ultima
volta che avevo incontrato i miei amici colorati, che quasi non me ne ricordavo
più."
- "I tuoi amici
colorati? Chi sono?"
- "Si chiamano Cobol,
sono piccoli di statura, ma non di età, almeno credo perché è impossibile da
definire, ed ognuno ha un proprio colore. Vivono sotto terra in grotte di
cristallo e sono molto simpatici e socievoli, sempre allegri e
sorridenti."
- "E dove si trovano
queste grotte?"
- "E chi lo sa?
Probabilmente solo nei miei sogni!"
Continuò per un po' a
raccontare quel suo sogno ricorrente ai suoi amici del bosco, preparando le sue
cose. Mangiò qualche biscotto e della frutta portata dai folletti e conservò i
semi per il viaggio. Si rimise in cammino che il sole non era ancora alto e
faceva freddino. I suoi amici lo accompagnarono per un pezzo nel bosco,
raccontandogli le loro avventure e le loro nuove conoscenze. Erano davvero
contenti di avere un amico così speciale.
- "Beh, eccoci qui,
allora ti salutiamo, ora inizia il bosco più fitto, la grande foresta. Fai buon
viaggio."
- "Grazie, cari
amici!"
- "Ci rivedremo? -
chiese il più piccolo tra loro, che gli era molto affezionato.
- "Spero di si, mi
farebbe piacere, ma non saprei proprio dirvi quando. Neanch'io ho idea di cosa
mi aspetta."
- "Puoi portare i
nostri saluti alla famiglia dei leprotti, al di là della foresta?"
- "Si, certo, sarà un
piacere per me! Ma... non scapperanno vedendomi?"
- "Non credo
proprio!" - rispose l'anziano del gruppo, sorridendo. - "Sei così
luminosamente colorato che non fai paura a nessuno, anzi! Almeno tra noi «non»
umani."
- "Va bene allora,
arrivederci!" - E si inoltrò nella foresta.
Si sentiva sereno ed
entusiasta, ma non aveva la minima idea su cosa fare e da dove cominciare. Ma
era abituato a fidarsi del suo intuito e così si lasciava portare dove i suoi
piedi lo conducevano.
Cammina cammina, arrivò in
una radura. C'era un bel sole e decise di stendersi sull'erba per fare una
pausa. Pian piano tutti gli abitanti del prato salirono su di lui, chi per
caso, chi per curiosità, chi per dargli il benvenuto.
La coccinella Meri, col
suo bell'abito rosso e nero, si posò sul suo braccio e lo salutò.
- "Ciao bella! Ma
quanti siete qui! Proprio una bella riunione!
- "Serena ci ha fatto
giungere la notizia del tuo viaggio e così ti aspettavamo, per conoscerti! Sei
una cosa così rara da queste parti! Un umano con cui riusciamo a comunicare. E
poi, sei così colorato! Aveva ragione, è proprio una meraviglia guardarti e
starti vicino, è una bella ed eccitante vibrazione."
- "Grazie! È un dono
che ho dalla nascita, non ho fatto niente per averlo."
- "Non è del tutto
vero, sai? Bisogna continuare a vibrare in un certo modo e quasi nessuno ce la
fa. Crescendo la luce si affievolisce ed i colori perdono la brillantezza, fino
a diventare grigi. È un vero peccato perché i bambini nascono tutti come sei tu
adesso."
- "Si, mi sono
accorto che qualcosa cambia qui e vorrei trovare una soluzione anche a questo.
Chissà, forse il mio viaggio mi darà delle risposte."
- "Ah, dimenticavo! -
aggiunse Meri - "Nella foresta, più in là, ti aspettano altri amici."
- "Davvero?
Chi?"
- "Lo vedrai tu
stesso. Se ti dico tutto ora, che gusto c'è? Un viaggio è bello anche per le
sorprese che hai e per gli amici che incontri, no?"
- "Si, è vero! Va
bene, è ora che mi rimetta in viaggio, dovrei superare la foresta e raggiungere
la valle prima di sera."
Si alzò ed i piccoli
ospiti volarono via o si allontanarono da lui velocemente.
- "Ciao allora, buon
viaggio!"
- "Addio e grazie
dell'accoglienza!"
Entrato di nuovo nel fitto
della foresta, all'improvvisò si trovò davanti "sua maestà", il
grande e possente cervo. Non se l'aspettava ed ebbe un sussulto. Inoltre, non
aveva mai visto un cervo e, da così vicino poi! Sorpreso ed estasiato a quella
vista - era davvero bello e fiero - rimase immobile, a bocca aperta, non
sapendo cosa dire. Il cervo era avvolto da un'energia dorata e lui ne poteva
percepire la vibrazione potente.
Il cervo, anch'esso
immobile, lo fissava coi suoi grandi
occhi, scuri e liquidi. Era talmente intenso quello sguardo, che
l'angioletto, per un momento, si sentì perso. Non sapeva più dove si trovava,
era come sospeso nel tempo e nello spazio. Non si sa quanto tempo passò
effettivamente, prima che riuscisse a pronunciare qualcosa.
- "Salve!" -
disse con un filo di voce.
- "Salve!" -
rispose il cervo con voce profonda.
- "Posso
avvicinarmi?"
- "Ma certo che puoi,
che domanda!"
- "Ecco, sono nuovo
di qui e non ho mai avuto a che fare con i cervi in vita mia, quindi…"
- "Non fare il
timido, non ti si addice! Uno, intraprendente come te, non si spaventa davanti
a nulla!"
- "E chi l'ha detto!
Anch'io mi spavento, ho questa parte dell'attrezzatura terrestre, il mio corpo
solido, che fa cose strane. A volte il mio stomaco si contrae ed il mio cuore
comincia a battere all'impazzata. È proprio fuori controllo!"
- "Hehe! Ok, sei
umano, oltre che angelo. Non ti piace?"
- "Beh, si!"
- rispose l'angioletto un po'
imbarazzato. Tutto si aspettava fuorché quel dialogo, col re della foresta.
- "Allora, che
aspetti? Avvicinati, puoi toccarmi sai, non ti morderò." - disse,
facendosi una grossa risata.
L'angioletto ubbidì a
quella richiesta così decisa, e si avvicinò. Cominciò ad accarezzare il muso
del cervo e si accorse che faceva degli strani rumori.
- "Brmmmbrr!"
«Ma che cos'è questo
suono, è così strano! Sembra quasi un motore.» Pensò tra sé e sé. Poi decise di chiederglielo.
- "Che cos'è questo
suono che fai?"
- Hehe! Puro godimento,
mio caro ragazzo! Hai un'energia così bella, è come una doccia frizzante e
rigenerante; me ne avevano parlato ma volevo sperimentarla di persona."
- "Te ne avevano
parlato? Chi?"
- "Praticamente
tutti! Dagli alberi, agli insetti, agli animali, ai folletti… Tutti fra noi ormai
sanno chi sei e cosa stai facendo. Gran bel compito che ti sei dato,
complimenti! È coraggioso da parte tua, anche se non so bene tutta la storia o
non posso comprenderla. Mi rendo conto che certe cose le possono fare solo gli
esseri umani, ma va bene così. Io vivo e mi godo il mio essere vivo e libero, e
tutta la compagnia di esseri fantastici, come i vecchi saggi, qui, nella
foresta."
- "Bello! Si, il mio
impegno. In verità non so da dove cominciare, non ho la minima idea di dove
andare a cercare, ma sono ottimista e seguo quello che mi sento, momento per
momento. Finora è andata bene. In ogni caso, sento che sarà un bellissimo
viaggio, se non altro è un'avventura, una scoperta di nuove cose. Nuovi luoghi
da vedere, nuovi amici da incontrare, nuove storie da ascoltare! È molto
eccitante, a me piace l'avventura ed anche le sorprese."
- "Tutte le sorprese?
Davvero? Belle e brutte?"
- "Le sorprese sono
tutte belle, perché, appunto, sono "sorprese" e ti sorprendono! Sono
emozioni forti ed esperienze che posso avere solo qui, ma probabilmente tu non
puoi capire quello che intendo."
- "No, infatti."
- "Allora? Cosa vuoi fare ora? O meglio, cosa ti senti di fare?"
- "Avevo intenzione
di raggiungere la valle prima di sera ma, sai che ti dico? Al diavolo i programmi!
Portami in giro per la foresta, è la tua casa, no?"
- "Con piacere! Posso
farti conoscere le meraviglie di questo luogo magico e parlare con alcuni dei
miei più cari e saggi amici. Sono felice di questa tua decisione. Per noi è un
evento raro, purtroppo, avere uno come te tra noi! Benvenuto a casa,
allora!" - disse, o pensò, con un sorriso di soddisfazione e contentezza.
(continua)
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